Repubblica 17.5.16
“Solo un 10% in più della mia offerta”
L’editore di La7: va considerato anche il debito di Via Solferino. I crediti delle due cordate
di Paolo Griseri
TORINO.
Nella sala rossa del Salone del Libro di Torino Urbano Cairo presenta
una raccolta degli scritti sulla squadra granata. Ma quando termina e si
forma il grumo di microfoni, la prima domanda non è sul futuro di Ciro
Immobile: «Rilancerà su Rcs?» «Valuteremo, fatemi studiare l’offerta».
Risposta interlocutoria, che non esclude il rilancio. Il contrario di
quel che il patron del Torino aveva dichiarato pochi giorni fa: «La mia
offerta su Rcs non cambia». «Nella vita si possono avere ripensamenti »,
dice ancora Cairo. Ma non si riferisce a se stesso in questo caso.
Piuttosto il pensiero va all’ex alleato Diego Della Valle nella
battaglia sulle direzione di via Solferino. Ora Della Valle è invece in
cordata con Mediobanca contro l’asse Cairo-Intesa. Così la battaglia per
la conquista del Corriere finirà per decidere anche chi comanda nei
salotti bancari italiani. Se Intesa metterà nell’angolo piazzetta Cuccia
o se accadrà ancora il contrario. In ogni caso nulla sarà come prima.
Apparentemente
l’offerta presentata ieri da Bonomi, alleato con i soci storici di Rcs,
è più conveniente. Propone di pagare 0,7 euro per azione contro gli
0,53 di Cairo, il 30% in più. E offre denaro contante, non scambio di
azioni. Ma non sono questi gli unici elementi in campo. Il calcolo che
fa Cairo è diverso: oltre al valore delle azioni getta sul piatto anche
il peso del debito. Oggi Rcs è esposta per circa 423 milioni. Dunque la
valutazione complessiva deve tenere conto della somma tra il valore
dell’offerta sui titoli e quella del debito. Cairo offre 280 milioni in
azioni e dunque valuta complessivamente la spesa per conquistare Rcs 700
milioni. Il gruppo guidato da Bonomi offre invece un valore complessivo
delle azioni di 350 milioni che sommati al debito raggiungono una cifra
di 770 milioni: «Non una grande differenza — dice Cairo — una distanza
del 10 per cento». È una questione matematica: il debito resta
inevitabilmente invariato facendo scendere dal trenta al dieci per cento
la differenza tra le due offerte.
Ma sarebbe semplicistico
ridurre tutto a una illusione ottica matematica giocata al tavolo della
trattativa. Il calcolo di Cairo ha infatti un sottinteso. Formalmente il
debito è uguale per le due offerte ma nella realtà non è così. Come in
un gioco al rovescio, nella partita potrebbe vincere chi ha più crediti
da riscuotere con Rcs. Mediobanca, alleata di Bonomi e Della Valle, ha
un credito con Rcs di 17,6 milioni. Intesa, ufficiosamente al fianco di
Cairo, vanta un credito di 162,4 milioni e tra tutte le banche è quella
di gran lunga più esposta. Il rapporto tra i crediti dell’istituto fino a
ieri guidato da Giovanni Bazoli (che si dice sia stato ispiratore
dell’operazione Cairo) e quelli di Mediobcanca è quasi di dieci a uno. E
questo particolare, alla fine, potrebbe fare la differenza.
Negli
ambienti di Intesa San Paolo non si commenta in alcun modo la
contro-Opa di Bonomi. Com’è prassi che sia. Ma si faceva sommessamente
notare ieri che ciascun debitore è libero di vendere a chi preferisce,
naturalmente dopo aver onorato i debiti. E che gli obiettivi della banca
sono due: rientrare del debito e smettere di essere azionisti di Rcs.
L’iniziativa di Cairo agli occhi di Intesa, ha avuto il merito di
sbloccare la situazione. Ora la partita si gioca tutta sul rapporto tra
le due cordate che si fronteggiano e gli istituti creditori. Nessuna
delle due offerte prevede di rimborsare a breve i crediti. Ma è chiaro
che in questa discussione chi ha più crediti da esigere pesa più degli
altri. Per questa ragione il debito non è uguale per le due cordate e
quei 423 milioni possono pesare diversamente nella valutazione a seconda
che questa o quella banca appoggino una delle due proposte.
“Valuteremo”, dice Cairo. E forse non pensa tanto ad alzare il valore
dell’offerta sulle azioni quanto a contrattare i tempi della
restituzione dei debiti con i creditori.