Repubblica 16.5.16
Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice: “Studiare diventa un’opzione per ricchi”
“Così la scuola viene meno al suo dovere”
intervista di Sara Strippoli
TORINO.
Il suo ultimo libro, L’anno che non caddero le foglie, è una favola.
Così Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice dal giudizio severo, più
vizi che virtù della scuola italiana, al Salone del libro di Torino per
una volta non parla di studenti e professori. Ma i numeri della
fondazione Einaudi la riportano per un momento in aula, anche se da un
anno è in pensione: «È una cosa indegna».
La sorprende che il 50% degli studenti alle superiori prenda lezioni private?
«No. L’avevo scritto anni fa nel mio libro
Togliamo il disturbo. Trovo questo sistema semplicemente indegno».
Perché indegno, se non la sorprende?
«Perché
significa che la scuola non fa quello che deve e le famiglie devono
supplire spendendo soldi. Così, alla fine, solo i ricchi possono
permettersi lezioni fuori, gli altri affondano. Certo, anche le famiglie
hanno una forte responsabilità: non educano. I genitori fanno gli amici
e ritengono di non dover insistere perché i figli si mettano a
studiare. Scelgono la scorciatoia, preferiscono pagare, sempre che
abbiano i soldi».
L’indagine solleva anche il velo sulla percentuale di lezioni in nero, il 90%. Non la colpisce neppure questo?
«Lo
sanno tutti. I professori sono pagati poco e si prendono la rivincita
non facendo la fattura. Dovrebbe essere il contrario: dovrebbero essere
super-pagati, ma costretti a restare a scuola anche di pomeriggio per
fare lezione gratis a chi ha delle difficoltà».
I corsi di recupero nelle scuole si fanno.
«Vero,
ma sono insufficienti perché la scuola non ha le risorse per
organizzare quelli che servirebbero davvero. Ci si tacita la coscienza
con qualche ora, ma è evidente che non basta. E tutti vanno a lezioni
private».
Un prof dà un’insufficienza, un suo collega della stessa
materia e dello stesso istituto segue il ragazzo per il recupero. Le
risulta?
«Questo è ancora peggio, anche se non ne ho riscontri. Mi pare grave che la scuola si presti a questo gioco».
Gli
studenti italiani sono anche quelli maggiormente impegnati con lo
studio fuori aula. Non le sembra una contraddizione, considerato che poi
tutti finiscono a pagare lezioni private?
«A dire la verità io
non sono affatto contraria allo studio pomeridiano, mi pare il primo
dovere degli studenti. Se poi i risultati sono così negativi da
costringere la metà degli studenti a prendere ripetizioni, significa che
la scuola non è per nulla riuscita a convincerli».