lunedì 16 maggio 2016

Nuovo Corriere 16.5.16
Fassina è quasi un addio, caccia aperta ai suoi voti. E Sel tratta direttamente con il Pd

Bocciato anche dal Tar e in attesa di una sentenza del Consiglio di Stato (che ci dovrebbe essere mentre il Nuovo Corriere è in macchina) l’ormai quasi ex candidato Fassina perde i pezzi. La batosta delle liste è l’occasione per sciogliere un patto che gli stessi contraenti avevano contratto di malavoglia? Quale che sia l’ultimo verdetto. “Sinistra Italiana” galleggia, attorno gli squali del Pd cercano di prendere quel che possono, e cioè i voti. Giachetti fa la faccia d’angelo ma ci conta. Amicizia, solidarietà, pacche sulle spalle, la la “guera è guera”, come si dice a Roma. Fassina non si piega e non accetta l’invito del candidato Pd. Altri «pezzi» di Sinistra italiana, non vogliono pensare ad accordi: «Fassina — dicono — non rappresenta più nessuno. La sfida tra noi e il Pd ce la giocheremo in VIII Municipio». L’unico nel quale è in corsa un esponente di Sel, territorio ribattezzato la «nuova Mompracem» della sinistra. Ma ci sono i pontieri in azione, a cominciare dal solito Zingaretti, che invece di pensare alla politica regionale pensa al partito. Poi ci sono i tre «saggi» voluti da Giachetti: Massimo Bray, Walter Tocci e Fabrizio Barca. Per quanto riguarda Sel le cose non sono chiare. Gli uomini di Cento e Peciola si sentono liberi, i rapporti con Fassina erano già sufficientemente tesi. A Sel piace contare, essere nella stanza dei bottoni, come in Regione, la pratica dell’opposizione ce l’hanno in uggia Le trattative tra Sel e il Pd sarebbero già cominciate. spazi, potere e poltrone in Campidoglio. Si comincia con i punti di convergenza, come l’emergenza-casa. E si torna al dialogo. Fassina volente o nolente, ripescato o meno