lunedì 16 maggio 2016

La Stampa 16.5.16
Sinistra italiana rischia di esplodere
Sel accusa Fassina di “minoritarismo”
Sulle barricate Stefano Fassina rimprovera ai suoi nuovi compagni di strada di Sel di non avere scelto con chiarezza una linea alternativa a quella di Renzi.
Oggi il Consiglio di Stato decide sulle liste nella capitale
di Alessandro Di Matteo

A Roma Sinistra italiana ha fatto il suo debutto, poco più di due mesi fa, e proprio a Roma il nuovo progetto politico rischia di andare in crisi. L’esclusione della lista a sostegno di Stefano Fassina sta scatenando un terremoto dentro il neonato partito e se stasera il Consiglio di Stato confermerà in via definitiva la bocciatura «in Sinistra italiana rischia di aprirsi una spaccatura seria», dice un dirigente romano di Sel. Fassina rimprovera ai suoi nuovi compagni di strada di Sel di non avere scelto con chiarezza una linea alternativa a Renzi, loro rispondono con l’accusa di «minoritarismo». Una discussione che il Pd osserva con attenzione, perché il pacchetto di voti di Si a Roma può a questo punto diventare decisivo per Roberto Giachetti.
In realtà, a prescindere da cosa deciderà il Consiglio di Stato, la frattura c’è già. La scelta del candidato sindaco di convocare per domani una riunione dei 400 candidati a Roma di Si non è piaciuta a molti, «è un’opa ostile su Sinistra italiana», si sfoga ancora il dirigente romano di Sel. «Non a caso - sottolinea ancora il parlamentare - stasera ci sarà una nostra riunione, come Sel, con la segreteria romana e i parlamentari». Un modo per dire a Fassina: Sel esiste ancora, non si è già sciolta.
Fassina, d’altro canto, è arrabbiato, e molto. «C’è un problema politico evidente: abbiamo posizioni molto diverse. A Roma, legittimamente, c’è stato chi proponeva di partecipare alle primarie del Pd. Posizioni che vanno chiarite, altrimenti il naufragio romano si ripete a livello nazionale. Non è credibile un soggetto politico che a Milano sta con Sala, a Roma va a sbattere, a Torino segue un’altra linea ancora. Bisogna definire una posizione».
Linea che, secondo un pezzo di Sel, rischia di fare di Si un partito «di testimonianza». Ieri Ciccio Ferrara ha riunito il «Comitato dei 100 per la costituente della Sinistra italiana» per cantarle al candidato sindaco: «Le sue parole sono sbagliate - ha detto alla fine - Nessuna ridotta minoritaria, nessuna astratta unità di frammenti della sinistra radicale, potranno mai contribuire alla sconfitta del partito della nazione». E poi: «bisogna interloquire con il disagio dell’elettorato Pd». Dunque niente barricate nelle città.
Un dibattito che non piace a Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel: «Tutte dichiarazioni molto avventate. Io parlo dopo il Consiglio di Stato. Considero una sciocchezza ogni accusa di ambiguità sul progetto politico. Ho sempre detto che bisogna costruire una forza autonoma dal Pd, ma è sbagliata una conflittualità che rischia di produrre un danno al progetto politico».
L’atteggiamento da tenere nei confronti del Pd a Roma rischia di diventare il primo terreno di confronto tra queste due linee. Fassina ha già ripetuto «mai con Giachetti», ma se la lista di Si verrà definitivamente esclusa stasera, la questione si porrà. Basti pensare che in regione Lazio Massimiliano Smeriglio, ex responsabile organizzativo di Sel, è vice-presidente, lavora fianco a fianco con Nicola Zingaretti. Del Pd.