Repubblica 15.5.16
“Così Antinori mi pagò adesso vi racconto come avviene il mercato degli ovuli”
Parla
la ragazza che, quattro mesi fa, ha denunciato ai carabinieri la
clinica per la fecondazione dopo aver ricevuto mille euro in nero per
una donazione. “E se avessi portato un’amica, 500 euro extra”
I medici sono spariti, in quel centro solo ragazze bellissime col camice
intervista di Tiziana De Giorgio
MILANO.
Quattro mesi fa è stata una delle prime a decidere di bussare alla
porta dei carabinieri. Dopo le visite ginecologiche, le iniezioni alla
pancia, i ripetuti bombardamenti ormonali, si è sentita «derubata». E la
sua voce sottile, dall’inconfondibile accento brasiliano, ha riempito
tre pagine di denuncia fitte di nomi, episodi, dettagli legati alla
clinica Matris di Milano e alle sue pratiche per la fecondazione
eterologa, piene di ombre. Maria (il nome è di fantasia), 22 anni
domani, è una delle ragazze che ha venduto i suoi ovuli alla clinica di
Severino Antinori. «Solo ora — racconta il giorno dopo l’arresto del
professore — posso iniziare a pensare che a nessun’altra toccherà il
trattamento che ha riservato a me. E ad altre».
Come ha saputo del suo arresto?
«C’è
stato un passaparola fra chi aveva avuto a che fare con la clinica.
Mentre parlavo al telefono ho acceso la tv: scorrevano le immagini di
Antinori. E per una volta non era circondato da fiocchi rosa e neonati».
Ha più avuto contatti con la clinica, dopo la denuncia?
«Me ne sono guardata bene. Anche perché non c’era più nessuno di cui avessi fiducia. Quel posto si è riempito di modelle».
In che senso modelle?
«Quando
ho accettato di diventare una donatrice c’erano medici ed esperti di
fecondazione alla Matris. Non li ho più trovati lì».
Cos’è successo?
«Se
ne sono andati quasi tutti. In compenso il centro si è popolato di
ragazze bellissime, vestite da infermiere, che hanno iniziato a lavorare
alla Matris. Giovani come le mie coetanee che portava Barbara, la donna
che mi ha presentato Antinori».
Nella sua denuncia ai Nas ha detto di aver conosciuto Barbara quando cercava casa. Ci racconta com’è andata?
«Abitavo
con il mio fidanzato in una stanza in subaffitto in periferia dove la
padrona di casa controllava perfino quanta acqua consumassi quando
facevo la doccia».
Che cosa c’entra questo con la Matris?
«Barbara
aveva pubblicato l’annuncio di un appartamento su Internet. Quando sono
andata a vederlo mi sono resa conto che non potevo permettermelo».
Era troppo caro per lei?
«Ero
disoccupata, lo sono anche adesso. E il mio fidanzato aveva un lavoro a
chiamata che a volte c’era, a volte no. Le ho detto che era troppo, sì.
È in quel momento che mi ha detto che poteva aiutarmi».
In che modo?
«Mi
ha spiegato che lavorava per Antinori, mi ha proposto di donare gli
ovuli. Mille euro per ogni prelievo. E se avessi portato un’amica, altri
500 euro extra. Avevo una paura nera quando ho accettato. Non sapevo
nemmeno cosa fosse l’eterologa».
Sapeva che, per legge, si possono donare gli ovociti solo su base volontaria?
«Erano
regole stabilite da Antinori, i soldi sono suoi. Voglio dire: è uno
scambio. Io avevo bisogno di denaro, lui di ovuli. In ogni caso, quando
ti rendi conto che in sala d’attesa ci sono tante coppie giovani che non
possono avere bambini lo fai volentieri».
Quindi avrebbe donato anche se non le avessero proposto i mille euro?
«Che discorso, no. Con tutto quello che si passa».
Perché ha deciso di denunciare Antinori?
«Mi
ha imbrogliata. Dopo il primo prelievo ho ricevuto la mia busta. Dopo
il secondo ciclo di bombardamenti ormonali, però, al risveglio dopo
l’intervento mi hanno detto che avevano trovato solo acqua. Ma gli ovuli
tre giorni prima si vedevano dall’ecografia. Non volevano pagarmi».
Venderebbe ancora i suoi ovuli, Maria?
«Non con Antinori. Ma in un altro posto, se mi aiutano economicamente, sì».