Repubblica 15.5.16
Il bonus bebè raddoppia: 160 euro e per il secondo figlio salirà a 240
L’anno
scorso hanno usufruito dell’assegno dell’Inps le famiglie di 330mila
bambini Il governo pronto ad allungarne la durata dei benefici fino al
2020. Restano i limiti di reddito
di Michele Bocci
ROMA.
Più soldi per dare una mano a chi fa figli ad affrontare le spese. Il
drammatico calo della natalità nel nostro Paese spinge il ministero
della Sanità a cercare contromisure, e la prima è la revisione del bonus
bebè inaugurato nel 2015. Le coppie che mettono al mondo un bambino
riceveranno un assegno doppio di quello emesso oggi dall’Inps. Se poi
decidono di dare al primo figlio un fratellino, avranno una cifra ancora
superiore. Questa è l’idea di base del progetto che Beatrice Lorenzin
vuole inserire nella prossima legge di Stabilità, ovviamente aumentando
gli stanziamenti ma sfruttando allo stesso tempo i risparmi già derivati
dal calo delle nascite, che sta facendo rivedere al ribasso i
preventivi di spesa per il contributo alle famiglie fatti appena due
anni fa.
Il bonus bebè oggi e fino al 2017 è riconosciuto ai
nuclei familiari che hanno un Isee inferiore a 25mila euro all’anno e a
quelli che lo hanno più basso di 7mila. I primi ricevono 80 euro al mese
(960 all’anno) per ogni figlio, i secondi 160 euro (1.920 all’anno).
Per avere un’idea del significato delle soglie, si stima l’Isee da
25mila euro sia quello di una coppia che guadagna 45mila euro lordi
all’anno, vive in una casa con una rendita da 600 euro, ha un mutuo per
50mila euro e nel conto corrente ha 15mila euro. L’indice è infatti
legato al reddito ma anche alle eventuali proprietà e pure ai debiti e
al numero di componenti del nucleo familiare. Bisogna fare domanda
all’Inps per essere ammessi al contributo, valido anche per i figli in
affido o adottati fino al terzo anno di età o di ingresso nel nucleo
familiare.
Il 2015 è stato il primo anno in cui il numero dei nati
è sceso sotto la soglia simbolica di mezzo milione. Secondo i dati di
Istat, ancora provvisori ma con alta probabilità di essere confermati,
ci si è fermati a 488mila. Circa il 20% dei bambini sono figli di coppie
immigrate nel nostro Paese. Nel 2010 il dato era di 561mila.
Lorenzin
ha fatto due progetti, uno meno costoso per lo Stato e uno più
impegnativo, quasi da Paese nord europeo. Nel primo caso viene
raddoppiata la quota mensile per il primo figlio, portandola cioè a 160 e
a 320 a seconda della soglia di Isee. Dal secondo in poi l’aiuto non
resta lo stesso, come avviene adesso: alle fami- glie andranno
rispettivamente a 240 e 400 euro. Inoltre nel progetto del ministero c’è
l’intenzione di allungare la validità della misura. Al momento il bonus
è previsto per i bambini nati dal primo gennaio 2015 al 31 dicembre del
2017, nel progetto Lorenzin la durata è portata fino al 2020. Se
entrerà in vigore il nuovo regime, a coloro che hanno fatto un figlio
prima del 2015 e ne hanno un altro nel periodo di validità del
contributo viene riconosciuta la cifra mensile più alta.
L’anno
scorso sono state 330mila le coppie che hanno ricevuto il bonus. Di
queste 245mila hanno avuto il contributo da 80 euro al mese e le altre
da 160. La legge di Stabilità del 2015 ha stanziato circa 3,6 miliardi
per sei anni. Nella proposta elaborata dagli uffici del ministero della
Sanità si prevede un aumento della spesa di circa 2,2 miliardi, tenendo
conto dell’incremento dei costi ma anche del miliardo di euro di
risparmio rispetto alle previsioni a causa del calo delle nascite.
Ma
Lorenzin e i suoi tecnici hanno pensato anche a una proposta molto più
forte da portare al Consiglio dei ministri per essere valutata. Si
tratterebbe intanto di alzare la soglia massima Isee a 30mila euro
all’anno, cosa che ammetterebbe al contributo molte più coppie, almeno
altre 60mila. Inoltre si prevederebbe un sostegno molto importante per
chi ha un indicatore della ricchezza sotto i 7mila euro. Si darebbero
320 al mese per il primo figlio e 480 per il secondo, con una misura che
diventerebbe di sostegno alla povertà. Ma ci vorrebbero molti miliardi
in più per tenere in piedi un sistema così congegnato. E l’intenzione di
fare un vero cambio strategico delle politiche del welfare.