domenica 15 maggio 2016

Repubblica 15.5.16
Beatrice Lorenzin
“Rischiamo il crac demografico serve agire ora o sarà troppo tardi”
Se non invertiamo la tendenza, tra 10 anni nasceranno 350mila piccoli l’anno, il 40% in meno del 2010 E sarà la nostra fine
intervista di Mi. Bo.

ROMA. Un’emergenza che richiede interventi decisi. È ormai molto tempo che il ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin segnala il tema del crollo delle nascite come centrale per il Paese. Intervenire su bonus bebè potrebbe essere un modo pratico per affrontarlo. Ma non l’unico.
I dati sono preoccupanti, che prospettive ci sono per l’Italia?
«Se andiamo avanti con questo trend, senza riuscire a invertirlo, tra dieci anni cioè nel 2026 nel nostro Paese nasceranno meno di 350mila bambini all’anno, il 40% in meno del 2010. Un’apocalisse. Saremo finiti dal punto di vista economico, e da quello della nostra capacità vitale. È questa la vera emergenza italiana. In 5 anni abbiamo perso oltre 66mila nascite, cioè per intendersi una città più grande di Siena. Se leghiamo tutto questo all’aumento degli anziani e delle malattie croniche, abbiamo il quadro di un paese moribondo».
Perché in Italia non nascono più bambini?
«Non può non esserci una correlazione con la crisi economica, per questo il bonus può avere un significato importante per i circa due terzi dei genitori che stanno sotto la soglia di 25mila euro di Isee. Serve una politica di sostegno delle nascite che si basi su aiuti diretti. Poi ci vogliono altri interventi».
Quali?
«Ad esempio il sostegno alla maternità, che deve recuperare un prestigio sociale e non deve rappresentare un ostacolo per il lavoro. È importante anche il tema dei servizi, come gli asili nido, che devono essere abbastanza per permettere ai genitori di continuare a lavorare quando hanno bambini piccoli o di non svenarsi per pagare le baby sitter. Poi c’è la questione più sanitaria della fertilità. Bisogna che si prevengano i problemi che impediscono di fare i figli. E le coppie devono capire che decidere di averli troppo tardi, oltre i 35 anni, può diventare un problema».
Riuscirete a trovare i soldi?
«Dobbiamo farlo, perché ne va del nostro futuro. Sono sicura che il premier Matteo Renzi, che ha 40 anni e due figli e come me è sensibile alla questione demografica accetterà le mie proposte, che saranno appoggiate nella legge di Stabilità da Ncd. Deve essere la priorità per un governo giovane che vuole rendere l’Italia vitale».
Basteranno alle famiglie i soldi in più del nuovo bonus?
«Credo che rappresentino un sostegno serio. Io ho due figli piccoli e so quanto costano pannolini, latte in polvere, omogeneizzati, cibo di qualità, alimenti per le intolleranze. Con questo piccolo investimento in più, circa 2 miliardi in 6 anni, diamo un aiuto vero alle fasce della popolazione con reddito medio basso».
Da varie città c’è chi segnala problemi nell’erogazione dei soldi da parte dell’Inps. Le risulta?
«All’inizio, nel 2015, arrivavano segnalazioni anche a me. Dall’Inps ora mi dicono che le cose funzionano. Ma se ci sono problemi in alcuni luoghi invito ai cittadini di segnalarceli: interverremo subito nei confronti dell’Inps. Del resto i soldi ci sono. Quando abbiamo fatto il primo bonus bebè nel gennaio 2015 pensavamo che la natalità rimanesse uguale, o addirittura salisse. Speravamo che i fondi non bastassero e invece, purtroppo, abbiamo risparmiato».
Lei ha ipotizzato più volte di estendere il bonus fino al quinto anno di età dei bambini. Perché in questo progetto non se ne parla?
«Vorrei farlo ma ho bisogno del supporto del ministero dell’Economia, con il quale vorrei fare un’operazione sullo stile francese. Intanto però diamo incentivi economici per fare i figli».