Repubblica 13.5.16
Quelle commistioni tra fede e politica
Corrado Augias risponde a Raniero La Valle
CARO
Augias, i cattolici sono interessati alla Costituzione perché
attraverso i poteri e le tecniche, per nulla banali e neutrali, che essa
istituisce, intendono come cittadini e sovrani concorrere a determinare
una politica nazionale che riscatti la sofferenza di 7 milioni di
poveri, torni a salvare in mare i profughi che l’Europa con l’operazione
“Frontex” preferisce invece naufraghi, faccia che l’Italia non sia
complice del genocidio del popolo dei migranti percosso e respinto su
tutte le frontiere, faccia sì che i giovani abbiano un tetto, mezzi di
produzione e lavoro per un futuro di dignità e libertà in questo Paese:
tutte cose a cui come cristiani tali cittadini sono sensibili. Vedo però
che qui sono stati più volte criticati i cattolici del no nel
referendum costituzionale, come se solo loro fossero di ostacolo al
trionfo di un disegno cui l’attuale governante si dice pronto a
sacrificare tutto come a un idolo. Quanto a Dio non siamo noi a decidere
dove “finisce”, ma mi sembra invecchiata l’idea che egli stia Altrove
solo per smistare i trapassati tra inferno, purgatorio e paradiso.
Sorprende
che la cultura italiana così avanti in tutti i campi, per la cultura
religiosa sia ancora ferma a quella della Divina Commedia.
Raniero La Valle — Roma
A
CHIUSURA del breve dibattito sui cattolici schierati, in quanto
cattolici, per il no al referendum, giunge questa lettera di Raniero La
Valle che aveva aperto la discussione e ora opportunamente la conclude.
Non ho nulla da obiettare alla visione che affiora dalle sue parole: un
cattolicesimo di alta tenuta etica, aperto al mondo, alle necessità dei
più deboli, alla misericordia. Noto solo una divergenza tra istanze come
queste, totalmente condivisibili, e un referendum che deve decidere,
per esempio, sulla parità o meno tra Camera e Senato. I principi cui
Raniero La Valle si richiama sono e restano guida nella prima e immutata
parte della Costituzione del 1948, a cominciare dal fondamentale
articolo 3. A ottobre dobbiamo decidere sulla parte seconda “Ordinamento
della Repubblica”. Voglio pensare che cattolici e non cattolici possano
essere favorevoli o contrari a prescindere dalla spiritualità di
ognuno. La nobile posizione di La Valle rischia tra l’altro, considerati
i pericoli della nostra storia, di sconfinare in indebite commistioni
tra fede e politica. Mi scrive per esempio Pino Anzani
(pino@studioanzani.eu): «Giustamente inorridiamo di fronte all’invadenza
delle teocrazie sui diritti civili dimenticando ciò che succede da noi,
vedi la cosiddetta obiezione di coscienza sugli aborti che dilaga negli
ospedali. Analogo il caso di Alfio Marchini obiettore sulle unioni
civili e dell’arcivescovo Pennisi che giustifica la violazione: «Se
dall’alto lo Stato impone leggi che non si condividono». Mi scrive
Arcangelo Riccardi (arcangelo.riccardi@alice.it): «Perché un vescovo
interviene su una scelta di procedura parlamentare quale la richiesta di
fiducia alla Camera? Perché creare disagio per quei credenti che hanno
idee aperte al nuovo e pure amano il Vangelo e la Chiesa? Perché
aspettare poi decenni o secoli prima di vedere riconosciute da parte
della Chiesa le nuove istanze della società?».