venerdì 13 maggio 2016

Repubblica 13.5.16
Crac Etruria prestito-flash da 60 milioni
di Fabio Tonacci

Ecco il quiz. Pensate a quanto tempo e fatica avete sprecato per convincere la vostra banca a darvi il mutuo. Tra accertamenti, scartoffie, garanzie, possono farvi aspettare settimane anche per poche migliaia di euro. Adesso rispondete, quanto ci ha messo Banca Etruria a dare 60 milioni di euro alla Sacci spa? Risposta: qualche ora. Meno di un giorno. La mattina del 22 dicembre 2008 un signore arrivato da Roma si è presentato alla sede centrale dell’Etruria chiedendo i soldi, la sera è tornato indietro con i fogli del fido milionario firmati. E buon Natale a tutti. È una circostanza clamorosa che si nasconde in una riga a pagina 63 della corposa relazione del commissario liquidatore Giuseppe Santoni sulle ragioni del fallimento dell’istituto aretino. Ha analizzato per settimane i conti malandati della vecchia Etruria, alla ricerca delle ragioni del collasso, ed è incappato nella vicenda della Sacci, storica azienda del cemento di proprietà della famiglia Federici, vicina a Gianni Letta. Augusto Federici è stato nel cda della banca fino al 2011, per cui le delibere di concessione del credito dovevano essere approvate dai consiglieri suoi colleghi. Nel 2006 prima di dare alla Sacci 20 milioni di mutuo ci pensano ben due giorni, dal 23 al 25 gennaio. Nel 2008 gli aprono un credito di altri 60 milioni nell’arco di una mezza giornata di lavoro. Erano i tempi delle vacche grasse, quelli. Oggi la Sacci è il capitolo più doloroso per gli ex amministratori dell’Etruria, perché è esposta per 49,9 milioni di euro e impossibilitata a restituire il denaro che ha ottenuto con troppa facilità. Una storia enorme contenuta in una riga, come nel caso dei pignoramenti nel decreto banche.
E non è l’unica brutta notizia: tra le dieci offerte non vincolanti per l’acquisto delle quattro good bank sopravvissute al decreto Salva Banche, si sono sfilati i maggiori istituti italiani: campo libero ai fondi di private equity.