venerdì 13 maggio 2016

La Stampa 13.5.16
Banca Etruria, Consorte e quei 30 milioni di ”buco”
Operazioni spericolate e finanziamenti lampo: al centro l’ex patron di Unipol
di Gianluca Paolucci

«Ha trovato il tesoro», dice una fonte a conoscenza della vicenda. Il tesoro non è proprio un tesoro: 50 milioni di esposizione complessiva per Banca Etruria che hanno già portato oltre 30 milioni di perdite nei conti dell’istituto. In mezzo una serie di operazioni spericolate, finanziamenti-lampo a soggetti traballanti, scuole private, conti all’estero e indagini per riciclaggio. E una serie di personaggi che ruotano intorno alla banca aretina, il più noto dei quali è l’ex presidente di Unipol, Giovanni Consorte.
La vicenda, finora inedita, è ricostruita puntualmente nelle 131 pagine della relazione del liquidatore della vecchia banca Etruria, Giovanni Santoni. Tutto nasce nel 2010 con un’operazione facile facile, che doveva servire per guadagnare qualche punto sul patrimonio di vigilanza. La vendita di quote di minoranza di Bap Vita e Bap Danni, le due compagnie assicurative di Etruria. Ma già in quel 2010 Etruria era un po’ sotto stress per i parametri patrimoniali. E dato che le attività assicurative assorbono molto capitale ai fini della vigilanza, ecco l’esigenza di vendere. L’operazione si concretizza alla fine del 2010: in novembre, l’allora presidente Giuseppe Fornasari e l’ex dg Luca Bronchi incontrano a Firenze Consorte. Al cda di Etruria del 15 dicembre arrivano le manifestazioni d’interesse. La Intermedia di Consorte avrebbe comprato il 9,9% di Bap Vita e il 5% di Bap Danni. Altre due società, Investimenti azionari srl e Investimenti e partecipazioni srl, il 9% ciascuna di Bap Vita.
Lo stesso consiglio deciderà anche di comprare il 9% di Intermedia Credito S.p.A per 2,34 milioni di euro. Le due società che affiancano Intermedia erano state costituite il giorno prima e nel capitale figurava l’associazione Sarepta e l’Istituto Padre Beccaro, scuola privata milanese. Qualche mese prima Sarepta aveva comprato dal Beccaro un palazzo, pagato con un mutuo di 4,5 milioni concesso da Etruria. Per versare il capitale della Investimenti Azionari, i fondi arrivano da una società che si chiama Giochida, amministrata da Maurizio Ardigò, socio unico della Hevea.
Ma la Hevea è anche una delle grandi esposizioni di Etruria. Nove milioni, di cui 7,5 a sofferenza. In un solo giorno a febbraio 2010 aveva ottenuto 6,9 milioni. Gli immobili dati in garanzia valgono adesso meno di 2 milioni. A garanzia di uno scoperto di conto corrente, la Hevea depositava azioni Intermedia. Questa pratica finisce anche all’esame della procura di Milano, che nel maggio scorso ha chiesto ai commissari di Etruria la documentazione per una ipotesi di reato di riciclaggio. L’elenco degli affidamenti di Etruria a soci di Intermedia è però ben più lungo.
C’è anche il gruppo Isoldi, ad esempio, che ha lasciato un buco di circa 10 milioni. O ancora la Roev Italia. In tutto fa 30,5 milioni. Poi ci sono i crediti alle società del gruppo Intermedia: altri 20 milioni di euro. La perdita finora è di 32 milioni. Difficile dire quanta parte dei soldi usati per pagare le quote di Bap arrivi da Etruria, scrive l’audit della banca. Intanto Etruria si ritrova, tra quote dirette e pegni, il 9,5% di Intermedia. E Consorte, dal canto suo, ha perso 12 milioni: aveva comprato anche lui i bond subordinati di Etruria. Il credito verso Intermedia è ancora in parte in bonis e non è stato trasferito alla bad bank. Sarà uno dei nodi lasciati in eredità al compratore.