venerdì 13 maggio 2016

Repubblica 13.5.16
Alfio Marchini.
Il candidato sindaco di Roma: “Non celebrerò nozze gay ma rispetterò la legge”
“Io alleato di Storace? Lui è sinistra, non il Pd Con me salari più alti”
intervista di Giovanna Vitale

ROMA. Uno slalom degno del miglior Alberto Tomba. Civico con tradizioni di sinistra alla partenza, Alfio Marchini è diventato il campione del centrodestra sostenuto da Ncd, Fi e Storace. Traguardo, il Campidoglio.
Suo nonno, partigiano gappista, si starà rivoltando nella tomba: lei ha appena elogiato il Duce grande urbanista.
«Nonno Alfio era un uomo libero che ha giustamente lottato contro la dittatura fascista e aveva il coraggio di dire la verità. Quella sul Mussolini urbanista era una sua sincera convinzione. La stessa di Bruno Zevi, grande architetto di origini ebraiche».
E come mai se l’è ricordato soltanto adesso?
«L’ho sempre detto. L’ultima volta al Quirino davanti a mille persone».
Anche sulle unioni civili ha adottato una posizione ultraconservatrice.
«Di ultraconservatorismo nella mia vita non c’è traccia. Rimango a San Agostino: ama e fai ciò che vuoi. A domanda se avessi celebrato come Marino le nozze gay ho detto di no, pur difendendo da sempre il riconoscimento dei loro diritti civili».
Ma oggi esiste una norma. Se non celebra, commette reato.
«Intanto nel testo approvato in Parlamento non si parla mai di “celebrare matrimoni”, né tra persone omosessuali né eterosessuali. Pur avendo fallito, per me, il matrimonio è un’altra cosa».
Ribadisco: da sindaco applicherà la nuova legge?
«Tutte le leggi vanno rispettate. A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio. Da peccatore credente rivendico la supremazia laica nelle istituzioni repubblicane».
Queste robuste virate a destra sembrano tuttavia smentire la sua storia: padre e zio costruttori comunisti; lei editore dell’Unità e fondatore della dalemiana Italianieuropei.
«Le storie non si smentiscono. Sono le nostre radici. E uno dei miei figli porta il nome di battaglia dei miei avi partigiani. Ma oggi la destra sociale di Storace è più a sinistra del Pd che - ricordo governa il Paese con Verdini».
Senza andare troppo lontano: nel 2013 raccolse le firme per partecipare alle primarie Pd.
«È vero. Ma dissi anche che non avrei partecipato a una conta di vecchie correnti. La verità è che il Pd non ha avuto il coraggio mostrato oggi da Fi: andare oltre i vecchi steccati. Scegliendo l’arrocco a difesa del suo orticello, ha perso anche un pezzo a sinistra».
Ma dire che “non esistono più le ideologie”, che “occorre superare i vecchi steccati” non è un alibi al trasformismo?
«Mai detto che non esistono ideologie. La mia è quella impressa nelle “amlire”: libertà di pensiero, religione, dal bisogno e dalla paura. Diverso è affermare che le ideologie del ‘900 hanno fallito. È tempo di sperimentare un nuovo modello sociale capace di coniugare equità, efficienza e sicurezza».
Bello slogan elettorale, però sa di retorica e scarsi contenuti. Ci dica una delle prime cose concrete che farà da sindaco.
«Trovo immorale che il Comune paghi i suoi dipendenti 1100/ 1200 euro al mese. Introdurremo uno stipendio minimo di 1500 euro per le fasce a salario più basso. Vivere oggi a Roma con 1100 euro è impossibile».
E i soldi dove li trova?
«Secondo i nostri calcoli il costo del personale aumenterà solo di una sessantina di milioni, che incideranno su un bilancio di 6 miliardi l’anno: si deve e si può».
Farà felice 23mila famiglie, magari per recuperare voti a sinistra. Ma lei cos’è esattamente: di centrodestra o centrosinistra, laico o cattolico, società civile o politico?
«Il centrodestra fu una invenzione tattica di Berlusconi che teneva insieme radicali, ultracattolici, socialisti, postfascisti e Lega. Nulla di meno ideologico. Oggi quello schema è morto, portando con sé anche il centrosinistra».
Non ha risposto, tocca insistere: lei che “pesce” è?
«Un esponente della società civile che ha deciso di fare a tempo pieno politica, libero dal mito del civico virtuoso contrapposto al politico vizioso».
Gli scontri con Renzi si stanno moltiplicando: non è miope, per chi vuol guidare una città che ha bisogno di soldi e riforme, inimicarsi il governo?
«Renzi fa il premier, io il candidato sindaco. Ognuno il suo. Ma prendo atto che Giachetti ha annunciato il coinvolgimento del sottosegretario De Vincenti nella sua campagna. Il governo sbaglia a schierarsi. Perde il suo ruolo di terzietà istituzionale».