Repubblica 13.5.16
Il cardinale Kasper
“Stavolta il pontefice ha sorpreso anche me. Giusto discutere ma so già che sarà difficile uscire dallo stallo”
“Sarà una battaglia feroce da sempre su questo tema la Chiesa è divisa in due”
intervista di Paolo Rodari
CITTÀ
DEL VATICANO. «Credo che adesso si aprirà un confronto feroce. Su
questo tema la Chiesa è divisa in due. C’è chi ritiene che il diaconato
permanente femminile sia un ritorno a ciò che già era in vigore nella
Chiesa primitiva, e dunque sia cosa legittima. E c’è, al contrario, chi
pensa che sia il primo passo verso un futuro sacerdozio femminile e, per
questo motivo, non sia cosa percorribile».
E lei, cardinale Kasper, da che parte sta?
«Non ho una posizione mia chiara. Sono comunque sempre aperto e disponibile verso le novità».
Walter
Kasper, presidente emerito del dicastero che si occupa dei rapporti con
gli ebrei e le altre Chiese cristiane, teologo molto vicino a
Francesco, commenta l’annuncio del Papa di voler istituire una
commissione che studi l’ipotesi del diaconato permanente femminile nella
Chiesa cattolica.
Le due differenti posizioni si sono evidenziate anche al recente Sinodo sulla famiglia?
«Vi
fu chi invitò la Chiesa a valutare seriamente la possibilità di dare il
diaconato permanente le donne, perché questo, come sostiene la
tradizione ecclesiale, non è orientato al sacerdozio ma al ministero.
Venne anche chiesto di nominare delle donne ai vertici della Curia
romana. Ma non ricordo in merito particolari dibattiti. Il vero
confronto del resto, conclusosi poi in un nulla di fatto, si ebbe tempo
prima».
Cosa accadde?
«Nel 2003, quando il cardinale Joseph
Ratzinger era prefetto della Dottrina della fede, se ne occupò la
Commissione teologica internazionale. Si arrivò a dire che è veramente
esistito un ministero di donne diacono che si è sviluppato in maniera
diseguale nelle diverse parti della Chiesa. E che tale ministero non era
inteso come il semplice equivalente del diaconato maschile. Si trattava
di una funzione ecclesiale, esercitata appunto da donne. La Commissione
però non si sbilanciò oltre, in particolare sulla domanda se tale
ministero fosse conferito con un’imposizione delle mani. E lasciò così
ogni decisione nelle mani dell’autorità della Chiesa».
Francesco secondo lei che idea ha?
«Questo
non lo posso sapere. Senz’altro egli vuole un confronto, uno studio. E
questo è già un passo importante. Anche perché in qualche modo dà voce a
quelle donne che già, sostanzialmente, svolgono un lavoro di servizio,
all’interno della nostra Chiesa. Alcune di loro chiedono esplicitamente
il diaconato. Dunque, perché non discuterne?».
Crede che questo nuovo studio approderà a una soluzione?
«È
molto difficile rispondere. Se guardiamo a cosa è successo in passato
viene da dire di no. Ma tutto è possibile. In fondo è stato il Concilio a
chiedere un maggiore protagonismo delle donne nella Chiesa. E da
qualche parte occorre pur iniziare».
Su cosa si focalizzerà il lavoro della commissione una volta istituita?
«Credo
che vi siano ancora diverse questioni esegetiche da risolvere. E che
occorrerà tornare sui padri della Chiesa, per vedere davvero come era in
origine e provare a ripartire da lì. Il rischio, tuttavia, è che le
posizioni differenti portino a uno stallo. Come, di fatto, è accaduto in
passato».
Chi è contrario secondo lei cosa teme esattamente?
«Il
diaconato è un grado dell’ordine sacro, assieme al presbiterato e
all’episcopato. Sicché è evidente che concedere questo grado alle donne
può essere visto come un rischio grande da parte di chi non vuole il
sacerdozio femminile. Insomma il rischio del fraintendimento, del
confondere poi effettivamente le donne diacono coi preti, esiste. Qui
risiede la grande diatriba, possiamo chiamarla così».
L’apertura di Francesco l’ha sorpresa?
«Papa
Bergoglio sorprende sempre. Lui vuole aprire nella Chiesa dei percorsi
di discernimento, dei processi di studio anche sui temi più delicati e
controversi. Il cristianesimo è un avvenimento sempre nuovo che
necessita di sorprese, di nuove riflessioni. In questo senso sì, il Papa
stupisce molto perché non si ferma al già noto, ai pregiudizi, a ciò
che di un argomento si ritiene di conoscere a priori. Ma chiede che si
guardi oltre, affinché sia lo Spirito di Dio a guidare la sua Chiesa in
modo ogni volta nuovo».