Repubblica 12.5.16
Il violoncellista Mario Brunello e il
giurista Gustavo Zagrebelsky confrontano in un saggio i diversi
linguaggi Tema: l’interpretazione
La musica non è solo arte è un diritto democratico
di Leonetta Bentivoglio
L’idea
è bellissima: si applica un verbo, “interpretare”, alla musica e al
diritto. La parolina magica assume un ruolo-guida. Rivela sfumature
pertinenti. Entra nel merito. Consente di esplorare i due campi agendo
con equa specularità. Lo fa grazie a due esperti nei rispettivi
territori, a cui si dedicano con rigorosi strumenti tecnici e
un’entusiasmante libertà di giudizio.
Sono Mario Brunello e
Gustavo Zagrebelsky. Giurista di ampio e articolato sapere, Zagrebelsky
ha del diritto una duplice visione, formale e sostanziale. Si oppone ai
rischi di atteggiamenti che prediligano uno degli aspetti e annullino
l’essenziale dualismo a favore del nichilismo giuridico.
È un po’
come un pianista della legge che a una ferrea disciplina della tastiera
unisce la spregiudicatezza di un’autentica umanità, rendendo gli
spartiti, cioè le normative, materie vitali e dinamiche. Il
violoncellista Brunello somiglia all’amico giurista nell’imprevedibilità
degli sguardi, nello spirito curioso e nell’ottica estranea a
schematismi. Diverso da un “normale” musicista, è un atleta del gioco
esecutivo, un ribelle ai riti che incorniciano la musica e presiedono
alla sua organizzazione, un temerario cui piace porsi domande sulla
funzione della musica, una volta sospinta al di là dei circuiti e delle
aspettative convenzionali. Non solo sperimenta luoghi e forme inusuali
di comunicazione, andando a suonare sulle cime delle montagne o
indagando risonanze e muri di silenzi in mezzo ai deserti; ma ama
lanciarsi dentro perimetri di pensiero che nella divisione delle
competenze potrebbero non essergli accessibili, come la letteratura e la
scienza.
O come la giurisprudenza. Vedi l’incontro con
Zagrebelsky realizzato dal libro Interpretare (edito dal Mulino),
condiviso col giurista e firmato assieme a lui. La struttura di questo
volumetto è una sciarada di riflessi prismatici. Brunello si aggiudica
il primo capitolo, «Le leggi tra le note », mentre il secondo, di
Zagrebelsky, si chiama «Le note tra le leggi», e i vari paragrafi delle
due sezioni recano gli stessi titoli, di volta in volta usati dagli
autori come stimoli dei percorsi paralleli.
Si va da «Virtuosismi»
a «Risorse della distanza», da «Dedizione» a «Inter e praestatio», che è
il nome del paragrafo di partenza. Qui Brunello sottolinea come il
segno scritto, neuma o trasformazione di idiomi, una volta sottoposto a
una lettura entra in contatto con un numero infinito di variabili. Tale
mobilità verrà confermata dal giurista nel suo paragrafo omonimo:
interpretare la legge vuol dire tener conto di un termine composto che
indica un’attività ( praestatio) tra ( inter) almeno due cose,
garantendo il convergere di molteplici realtà. Il musicista tocca il
punto delicato della fedeltà al compositore, argomento oggi dibattuto in
musica, che provoca posizioni diverse riguardo alla filologia
esecutiva, frequentatissima e anzi più che mai “alla moda”. Fin dove il
rispetto delle consuetudini di un’epoca sacrifica la fantasia
dell’interprete? Brunello è persuaso che solo un’esperienza
interpretativa in grado di coniugare passato, presente e futuro sappia
innescare l’energia dell’opera e la sua evoluzione.
Lealtà, testi
sacri, valore della tradizione: gli argomenti scorrono nella doppia
prospettiva. Brunello osserva quanto indica Beethoven all’avvio di un
movimento di Sonata: «Allegro molto più tosto presto». Perché c’è quel
“molto”? E qual è la velocità del tempo che l’Allegro molto deve
superare rispetto al presto? Le parole contengono misteri.
Conoscitore
della musica ed egli stesso musicista, Zagrebelsky si avventura nel
binario della legge mantenendosi agganciato al discorso musicale.
Perciò, ad esempio, si applica al paragone tra esecuzioni filologiche e
originalismo giuridico, che vuol cogliere alla lettera la legge così
come l’intento di chi l’ha formulata. D’altra parte Zagrebelsky accetta e
anzi decanta l’esigenza di tornare ogni tanto all’arché sia della
composizione sia della statuizione, cioè alle radici, affrancandole da
stilemi troppo sedimentati. Ripulire e animare: lo faceva Claudio Abbado
ponendo fitte annotazioni sulle pagine di una Sinfonia di Mahler; e lo
si può fare rileggendo un articolo della Costituzione. Se
l’interpretazione musicale è un tu per tu che serve a salvare l’opera da
un’inerte fissità, nel diritto ogni interpretazione dei principi del
vivere comune, e anzitutto la giustizia, è una “glossa” aperta a
comprensioni nuove. Un principio è fecondo se rapportato alle condizioni
della società che lo modella e da cui viene modellato. Postilla di
Zagrebelsky: «Ma la musica è sempre un’altra cosa». La musica è un “di
più” che ci muove «per ragioni esistenziali profonde». Non vanno forzate
le analogie con il diritto, che non è arte, e che implica attività
razionali e funzionali a un oggetto esterno a noi, cioè la società e i
suoi equilibri.
Concluse le trattazioni autonome, in un terzo
capitolo Brunello e Zagrebelsky instaurano un dialogo che scava negli
esiti della trama antecedente. I conversatori s’interrogano sul senso
del limite, sulla nozione di certezza (nel diritto è necessaria, mentre
nella musica «prevale sulla certezza il legittimo desiderio della
sorpresa »), sui rischi delle cristallizzazioni, sull’idea di tempo nei
due contesti, su questioni interpretative concernenti la verbalizzazione
della legge. Che è uguale per tutti. Giusto? Però, chi sarebbero gli
uguali, nel momento in cui si parla di equiparazione delle unioni
omosessuali al matrimonio eterosessuale?
Mentre si diramano e
moltiplicano le mappe, emerge con evidenza quanto della musica sia
innamorato il giurista, coinvolto e trascinato con impegno emozionante
nell’itinerario del suo interlocutore. La musica trasforma le persone,
afferma Zagrebelsky. La musica ci penetra e non ci lascia. È educazione e
individuazione. Lavora dentro di noi. Riesce a portarci altrove. Ci
insegna la poesia. Ma è anche un concreto evento sociale, un collante
politico, un invito all’ascoltarsi, una dimensione fondante della
convivenza. La musica è un diritto.
L’incontro- concerto con Mario
Brunello e Gustavo Zagrebelsky è in programma stasera alle 19 al Salone
del libro presso la Sala rossa
IL LIBRO Brunello e Zagrebelsky, Interpretare (il Mulino, pagg. 152, euro 13)