La Stampa 12.5.16
L’albergo più bello? È “diffuso”
Il caso del Monteverdi Tuscany , a Castiglioncello del Trinoro (Siena)
di Maria Corbi
Chiamalo
se vuoi albergo diffuso, la verità è che dietro questa etichetta c’è un
nuovo modo di fare vacanza, rispettoso della cultura del posto che
ospita, della natura, della sua storia e delle tradizioni. Le camere e
le strutture dell’hotel sono le case, i locali di meravigliosi borghi
disabitati, abbandonati, o lasciati a loro stessi. E invece ecco che
rinascono grazie al «turismo diffuso» e consapevole. E così capita anche
i nipoti di chi è andato altrove a cercare lavoro ritornino qui, grazie
al lavoro che si crea.
Un’idea nata nel Friuli devastato dal
terremoto e dall’ingegno di alcuni studenti svizzeri del Politecnico di
Zurigo che tra quelle macerie pensarono alla ricostruzione e a un nuovo
modo di fare turismo. Chi arriva in questi luoghi ha l’impressione di
essere un abitante autoctono e la consapevolezza di essere parte di un
progetto sostenibile e green. Tra questi villaggi/alberghi c’è
«Monteverdi Tuscany», a Castiglioncello del Trinoro, piccolo borgo
rurale sulla Francigena, la via che dal nord Europa portava i pellegrini
a Roma e in Terrasanta. Sulle alture di Sarteano (Siena) e affacciate
sulla Val d’Orcia, poche case di pietra, essenziali, aggrappate ai resti
di una rocca medievale. Solo due le famiglie residenti rimaste. Mentre
agli inizi del ’900 vivevano qui quasi 300 abitanti. Molti di questi
nomi sono scolpiti sulle targhe commemorative, vittime innocenti di
rappresaglie naziste, messe in atto per vendicarsi dei partigiani che si
nascondevano tra i boschi . Poi l’emorragia di anime, qualcuno tornava
qui per le vacanze. Ma il declino era veloce. Restauri casuali e
approssimati rischiarono di stravolgerne l’anima. Un importante sito
archeologico etrusco veniva usato come discarica, mentre alcuni edifici
di pietra risalenti al XIII secolo erano ridotti quasi in macerie.
A
salvarlo arriva un avvocato statunitense, Michael Cioffi, da sempre
innamorato dell’Italia. L’incontro con Ilaria Miani, interior designer,
cambia il destino del borgo. Un percorso non facile, come fa capire
Bernard Touillon nelle immagini del libro Monteverdi. A iniziare dalle
resistenze degli unici 8 abitanti del borgo che, all’inizio non volevano
cedere a questa nuova visione, spaventati di vedere stravolgere il loro
passato, la memoria del luogo. «Erano dubbiosi, non riuscivano a capire
il progetto, immaginavano un resort che si imponesse sul borgo antico,
ma questo non è stato», racconta Marco Passuello, brand manager di
Monteverdi Tuscany. Mentre ora questi magnifici 8 accolgono e
condividono la loro terra con gli ospiti di questo albergo speciale.
Chiamatelo pure diffuso, se volete.