La Stampa 13.5.16
Il Papa: sì alle donne diacono
“Dobbiamo valorizzare le spose e le madri, non clericalizzarle”
Bergoglio: la Madonna più importante degli apostoli
di Andrea Tornielli
La
disponibilità ad approfondire il tema delle diaconesse manifestata ieri
da Papa Francesco nel dialogo con le religiose è in linea con quanto da
lui più volte affermato in questi primi tre anni di pontificato sulla
valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa. Non si deve
dimenticare, innanzitutto, l’influenza significativa esercitata su Jorge
Mario Bergoglio dalla nonna, Rosa Vasallo, che il Papa ha citato spesso
per ciò che gli ha insegnato in materia di fede e di devozione. «Sono
le mamme, le nonne» a trasmettere la fede, ha ripetuto Francesco, «una
donna ci ha portato Gesù. Lui ha voluto avere una madre: anche il dono
della fede passa per le donne».
Il messaggio più forte sul ruolo
femminile nella Chiesa il Pontefice l’aveva mandato dialogando con i
giornalisti sul volo di ritorno da Rio de Janeiro, nel luglio 2013. «Una
Chiesa senza le donne - aveva detto - è come il collegio apostolico
senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la
maternità, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della
Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Pensate, che la Madonna è
più importante degli apostoli. La Chiesa è femminile: è sposa, è madre.
Il ruolo della donna nella Chiesa non solo deve finire come mamma, come
lavoratrice… No! È un’altra cosa! Non si può capire una Chiesa senza
donne, ma donne attive nella Chiesa, con il loro profilo».
«Noi -
aveva aggiunto - non abbiamo fatto ancora una profonda teologia della
donna, nella Chiesa. Soltanto può fare la chierichetta, leggere la
lettura, presiedere la Caritas. Ma, c’è di più!». Certo, il Papa aveva
anche ribadito il «no» definitivo pronunciato da Giovanni Paolo II sulla
possibilità delle donne prete: «Quella porta è chiusa. Ma l’ho detto e
lo ripeto. La Madonna, Maria, era più importante degli apostoli vescovi e
dei diaconi preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi
e dei preti».
Nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium»,
documento programmatico del suo pontificato, Francesco ha sottolineato:
«La Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società,
con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono
solitamente più proprie delle donne che degli uomini. Ad esempio, la
speciale attenzione femminile verso gli altri».
«C’è ancora
bisogno di allargare - spiegava il Papa - gli spazi per una presenza
femminile più incisiva nella Chiesa. Le rivendicazioni dei legittimi
diritti delle donne a partire dalla ferma convinzione che uomini e donne
hanno la medesima dignità, pongono alla Chiesa domande profonde che la
sfidano e che non si possono superficialmente eludere». Francesco
concludeva chiedendo di ampliare la partecipazione femminile «lì dove si
prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa».
«Il
Papa è un uomo, il Papa ha bisogno anche del pensiero delle donne - ha
detto lo scorso febbraio durante il volo di ritorno dal Messico - Le
donne ancora sono un po’… non bene considerate… Non abbiamo capito il
bene che una donna può fare alla vita del prete e della Chiesa, in un
senso di consiglio, di aiuto, di sana amicizia».
Segno concreto di
questa attenzione è stata la decisione, presa già da cardinale a Buenos
Aires ma continuata anche da Papa, di includere le donne nella lavanda
dei piedi al Giovedì santo e di promulgare una modifica delle norme
liturgiche per permettere che ciò avvenga in tutta la Chiesa. Nel luglio
2014, in occasione delle nomine dei nuovi membri della Commissione
teologica internazionale, il numero di teologhe è salito da due a cinque
su un totale di trenta. Segnali ancora timidi di valorizzazione
dell’universo femminile. Con un nota bene: Francesco pur ribadendo
ripetutamente la necessità per la Chiesa di dar spazio alle donna ha
sempre evitato di presentare questa valorizzazione come una forma di
«clericalizzazione». «Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate,
non “clericalizzate”», aveva detto alla Stampa commentando la boutade
sulle «donne cardinale». Parole significative che indicano l’intenzione
di percorrere una strada diversa da quella della sovrapposizione con i
ruoli maschili.