Repubblica 12.5.16
«Io non li celebrerò»
La norma e la boutade
di Gianluigi Pellegrino
NON
è disobbedienza quella che invoca Salvini ma semplice boutade. Cosa
accadrebbe infatti se un sindaco rifiutasse di registrare una nascita? O
una morte? Oppure annotasse il vostro decesso quando siete vivi e
vegeti?
PRIMA ancora dei carabinieri, in Comune arriverebbe il 118
per un ricovero coatto. Con la legge approvata ieri infatti, le unioni
civili vanno semplicemente ad integrare gli atti (nascita, morte,
matrimonio, separazione, e ora appunto unioni civili) che devono essere
iscritti nel pubblico registro di Stato civile non solo a tutela degli
interessati ma dell’intera comunità che deve avere uno strumento
ufficiale per sapere se sei vivo, morto, coniugato, divorziato e ora
unito civilmente. Ed è così per tutti i risvolti economici e sociali che
da queste condizioni scaturiscono ogni giorno.
Forse qualcuno
dovrebbe avvisare Salvini che un sindaco che facesse una tale
stravaganza non solo si metterebbe nei guai (giudiziari e sanitari) ma
farebbe un torto e recherebbe danno all’intera comunità di suoi
concittadini, a prescindere dal fatto che siano favorevoli o meno ad una
legge che peraltro costituisce l’adempimento indispensabile di un
obbligo da tempo ribadito sia dalla Corte costituzionale che dalle Corti
europee.
Nessuna necessaria equiparazione al matrimonio, che
infatti è stata esclusa con occhiuta attenzione, ma doverosa disciplina
degli effetti civili ed economici delle unioni tra persone dello stesso
sesso.
Come ha dovuto ricordare anche di recente il Consiglio di
Stato tutte le Corti da anni intimavano all’Italia di «assicurare una
tutela giuridica delle unioni omosessuali».
L’obbligo di
iscrizione nei registri di Stato civile è quindi semplicemente una
necessitata conseguenza a tutela dell’intera collettività e della civile
convivenza. Ma ciò che sembra sfuggire a Salvini è proprio la natura
del registro che il sindaco deve tenere non già nel suo ruolo politico
ma come Ufficiale di Governo, sottoposto alla rigida vigilanza del
prefetto e del ministero dell’Interno oltre che del giudice ordinario.
Perché, come ha sempre ricordato il Consiglio di Stato proprio
nell’annullare prima della legge le trascrizioni che comunque venivano
operate, la tenuta del registro si compone di atti dovuti e vincolati e
sarebbe «vanificata se ogni sindaco potesse decidere autonomamente». E
se quei principi valevano per escludere una trascrizione meramente
aggiuntiva e quindi se mai ridondante di un’unione non ancora
disciplinata; va da sé che categoricamente impediscono di rifiutare da
domani la registrazione di un vincolo con effetti patrimoniali e civili
che la legge ha ora puntualmente e doverosamente regolato.
Al più,
nei limiti in cui è consentito il sindaco può delegare la funzione di
tenuta dell’intero Stato civile, o se sarà previsto con specifico
riguardo alla trascrizione delle unioni. Giammai potrà rifiutarla,
ignorando cosa sia lo “Stato civile” per evidente allergia ad entrambe
le espressioni o in una sorta di stravaganza eversiva che avrebbe
effetti tragicomici. Dove i nati non sarebbero più tali e i morti ancora
tra noi.