Repubblica 11.5.16
Matteo Renzi la sinistra e l’Europa immaginata da Francesco
Il cerchio magico dei devoti non è la via giusta Lo tengano a mente i giovani
di Eugenio Scalfari
MATTEO
Renzi è molto attivo in questi giorni come capopartito più che come
capo di governo e la ragione è chiara: sta per affrontare due prove
elettorali. Tra pochi giorni una amministrativa in molti Comuni
italiani, alcuni dei quali di notevole importanza. L’altra, tra cinque
mesi, è il referendum che dovrebbe approvare le riforme costituzionali
già votate dal Parlamento. Alle spalle del referendum c’è la legge
elettorale già esistente, che con la riforma costituzionale ha
strettissimi legami.
Questa situazione Renzi la conosce bene e
quindi la sta affrontando con l’abilità che deve essergli ampiamente
riconosciuta. Domenica sera l’ha esibita in una trasmissione su Rai-Tre,
“Che tempo che fa” di Fabio Fazio. È stato bravissimo e credo abbia
convinto molte persone incerte su come votare.
Il giorno dopo ha
riunito la direzione del partito e anche lì ha posto il problema
referendario. Sapeva che gran parte della sua dissidenza era tentata di
votare “no”, ma ha convinto molti, anzi quasi tutti, che un referendum
promesso da un partito e dal governo di cui quel partito è il nerbo non
può vederli divisi. Ha illustrato i grandi vantaggi d’una riforma che
elimina il bicameralismo perfetto, ha ricordato che la tesi del
monocameralismo era sempre stata sostenuta dalla sinistra comunista e
soprattutto da Napolitano e da Macaluso; infine ha offerto come
contropartita alla sua dissidenza la convocazione immediata del
congresso del Pd a referendum avvenuto e approvato.
A QUANTO pare questa offerta ha funzionato e la direzione sembra aver sancito l’accordo sulle basi da lui proposte.
Non
c’è che dire, è bravo, ha un carisma che eguaglia e forse supera quello
che ebbe Craxi ai suoi tempi. Gli italiani sono sempre stati
affascinati dal carisma, che può produrre ottimi o pessimi frutti. Il
più dotato nel carisma demagogico fu Benito Mussolini, con i risultati
che conosciamo. Penso e spero che non sia il nostro caso attuale. ***
Personalmente non mi oppongo affatto al monocameralismo, esiste in quasi
tutti i Paesi d’Europa. Non mi oppongo neppure a chi comanda da solo,
con un ristretto cerchio magico di devoti: anche questa, in una società
complessa come quella in cui viviamo, è diventata di fatto una
necessità. Salvo un punto che tuttavia è fondamentale: ci dovrebbe
essere una oligarchia invece del cerchio magico dei devoti.
Nella
Prima Repubblica l’oligarchia democristiana comprendeva De Gasperi,
Scelba, Fanfani, Moro, Andreotti, Colombo, De Mita, Piccoli, Rumor,
Bisaglia, Segni, Gronchi, Dossetti, La Pira e molti altri.
Nel
Partito socialista c’erano Nenni, Mancini, Giolitti, Pertini, De
Martino, Lombardi, Brodolini, Craxi, Miriam Mafai, Signorile, De
Michelis, Martelli.
Nel Pci Togliatti, Amendola, Longo, Ingrao,
Barca, Terracini, Scoccimarro, Negarville, Napolitano, Reichlin,
Pajetta, Nilde Iotti, Tortorella, Rodano, Occhetto, e infine Berlinguer e
poi D’Alema e poi Fassino, e poi Veltroni. Il Pci non fu mai un partito
dittatoriale e tantomeno guidato dai devoti del capo; fu oligarchico e
costituzionale, con il solo ma drammatico errore d’essere per lunghi
anni legato alla dittatura leninista- stalinista.
I piccoli
partiti contavano molto poco ma alcuni dei loro esponenti ebbero
un’importanza di grande peso nella storia del Paese: Ugo La Malfa,
Giovanni Spadolini, Bruno Visentini, Malagodi, Calvi, Storoni, Mario
Pannunzio, Cattani, Corbino, Valiani.
Ho fatto questo lungo elenco
per dimostrare che la democrazia italiana negli anni tra il 1946 e il
1975-’80 aveva un personale politico molto qualificato e una struttura
operativa che furono gli elementi essenziali della libertà democratica. E
se volete dare a quel tipo di architettura gli artefici che la
descrissero filosoficamente e politicamente dovrete ricordare i nomi di
Platone, di Aristotele e in campo propriamente politico di Pericle.
Il
cerchio magico dei devoti non è la via giusta; quello dei Masaniello e
dei Cola di Rienzo ancor meno. Lo tengano a mente i giovani se
riusciranno ad emergere dall’indifferenza verso il bene pubblico che,
non solo in Italia ma in tutto il mondo, sembra averli colpiti. Se
aspirano alla politica alta, ebbene è quella qui descritta. Altra fine
fa prevedere l’interesse particolare e non quello generale ed è proprio
l’interesse particolare che crea la corruzione e la diffonde ovunque.
*** Comunque Renzi è bravo e allo stato dei fatti non sembra avere
alternative. Vuole il comando; ebbene così sia. Vuole comandare da solo,
e così sia. Se il referendum avrà una maggioranza di “sì” il successivo
congresso del Pd lo confermerà nella carica di segretario del partito.
Non si è mai visto un capo di governo boicottato da un partito del quale
è segretario. Sarebbe battuto al congresso. S’è visto appunto con la
coltellata inflitta da Renzi ad Enrico Letta, l’uno segretario e l’altro
premier.
Quella coltellata getta ancora sangue e non vi è stato
posto alcun riparo. Quando si dimenticano i torti inflitti è un pessimo
segno verso l’onestà politica.
Renzi — lo ripeto con verità e
senza ironia — ha carisma e l’intelligenza di saperlo usare. Quindi così
sia. Ma, secondo il mio personale punto di vista, così sia soltanto ad
alcune condizioni.
1. Modificare la pessima legge elettorale già
esistente e adottare invece quella di De Gasperi del 1953, fondata sul
sistema proporzionale. 2. Ammettere l’apparentamento tra varie liste,
cioè un’alleanza pre-elettorale. 3. Introdurre un premio previsto ad una
maggioranza che ottenga un voto del 50 per cento più uno. Una
maggioranza talmente esigua da rischiare l’ingovernabilità. Il premio
dovrebbe arrivare al massimo ai 55 seggi ottenuti dai partiti che hanno
vinto.
Questa legge, ingiustamente definita “legge truffa”,
conserva la stabilità ad un governo sostenuto dai partiti che hanno
ottenuto una maggioranza troppo esigua per assicurare una linea che duri
almeno per l’intera legislatura.
La legge non dette la vittoria
alla Dc e ai suoi alleati, ma sia pure cambiando spesso il titolare del
governo, assicurò una linea di fondo che la Dc mantenne per molto tempo
fino a quando dovette estendere le alleanze al Partito socialista
intorno agli anni Sessanta e una quindicina di anni dopo addirittura al
Pci di Berlinguer proprio nel giorno in cui le Brigate Rosse rapirono
Aldo Moro e dopo cinquantacinque giorni lo uccisero. Il seguito lo
conoscete.
Questi contenuti della legge elettorale vanno emendati
prima del voto referendario. Quando non ci fosse il tempo procedurale
(ma c’è) si dovrebbe varare un documento ufficiale che s’impegna a
modificarla nei modi suddetti e venga recapitato ufficialmente a tutte
le Alte Autorità dello Stato in modo da evitare che l’impegno assunto
sia tradito. *** Questi temi e i segnali che ne derivano riguardano
soltanto l’Italia. Problemi per noi assai importanti, ma per il resto
dell’Europa abbastanza trascurabili. D’altra parte il problema europeo
ci riguarda direttamente e vorrei dire drammaticamente e Renzi se ne
rende conto forse anche più degli altri. Infatti si è messo abilmente in
posizione.
Il suo vero ed essenziale compito da assumere è
proprio quello di battersi per rafforzare l’unità europea nella
direzione imboccata cinquant’anni fa da Adenauer, Schuman e De Gasperi e
anticipata da Altiero Spinelli e dai suoi due compagni confinati a
Ventotene ai tempi del fascismo: Europa unita, Europa federata. Lo
chiede perfino papa Francesco che l’ha invocata venerdì scorso in
occasione del Premio Carlo Magno che gli è stato conferito dalla
fondazione che porta quel nome ed ha sede ad Aquisgrana.
Francesco
lo ha accettato proprio per cogliere quell’occasione e quella
dell’Europa. Non solo dell’affratellamento di tutte le religioni sotto
il simbolo dell’unico Dio. Quell’affratellamento è inevitabile a
cominciare dalle tre religioni monoteistiche in particolare dai
cristiani e dai musulmani che sono i più numerosi residenti in Europa.
Il fondamentalismo non può e non deve esistere né tantomeno il
terrorismo orribile che ne deriva. Ma ben oltre questo piano religioso,
Francesco ha affrontato la necessità di unificare, le istituzioni, la
poetica e la cultura di uno dei continenti più importanti del nostro
pianeta. Vale la pena di leggere quelle parole nella loro precisa
letteralità: «Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei
diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è
successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti,
letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni,
madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita
per la dignità dei loro fratelli?». *** Se esaminate a fondo queste
parole vedete che esse contengono i tre valori che a tutti noi,
europeisti moderni ispirano l’opera nostra: libertà, eguaglianza,
fraternità. Implicano scelte politiche, sociali, economiche e perfino
(fraternità) religiose di quel tipo di religione che anche i non
credenti propugnano e che riguarda soprattutto l’accoglienza dei poveri,
degli immigrati e degli esclusi. Ama il prossimo tuo più di te stesso,
questa è l’esortazione di Francesco e questo a me sembra che anche Renzi
abbia ascoltato, o almeno che alcune sue mosse sul rafforzamento di
un’Europa più forte e più unita possano avergli suggerito di assumere
nuove posizioni in proposito.
Vada avanti coraggiosamente su
questa strada e su di essa i suoi dissenzienti spostino la loro
battaglia perché un’Europa federata con quei valori ideali e politici è
la vera sinistra moderna. Un’Europa federata avrebbe come primo compito
quello di praticare una politica sociale che elimini le più
intollerabili diseguaglianze, crei nuovi investimenti e nuovi posti di
lavoro, nuove tecnologie, nuovi diritti insieme a nuovi doveri.
Francesco
a chi gli obiettava d’essere un Papa comunista ha risposto: «Io predico
il Vangelo. Se ai comunisti piace il Vangelo ben vengano e siano loro a
venire da noi».
Caro Matteo, tu non sei un Papa e soprattutto non
sei questo Papa. Ma devi essere il leader di un partito di sinistra.
Ebbene sposta la sinistra e te stesso su questa battaglia che ti eleva
ad un livello diverso e nuovo: adeguato almeno in parte a quello della
Germania di Angela Merkel.
Se farai questo, gli europeisti d’ogni
Paese del nostro continente saranno al tuo fianco. Altrimenti crollerai
sotto il peso di errori economici, demagogici e politici che
diffonderanno gli illeciti profitti d’una corruzione che ormai già
minaccia profondamente l’interesse dello Stato, cioè di noi tutti.