Repubblica 11.5.16
I Bronzi superstar nella Reggio che sogna il riscatto
Diecimila visite nei primi due giorni d’apertura del nuovo museo “È l’ora della rinascita dopo gli scandali”
di Maurizio Crosetti
REGGIO
CALABRIA Per arrivare dai due ragazzoni bisogna farsi lavare dall’aria
fresca. Una porta si apre, un’altra si chiude, ora ci depressurizziamo.
Cade dal soffitto un vento gentile, c’è rumore di phon. «Mamma, sembra
un serpente che soffia » dice Martina che è alta così, come sua sorella
Matilde. «Che orgoglio portarle a vedere qualcosa di bellissimo,
qualcosa di nostro».
È come entrare in un sottomarino. I due
compartimenti stagni si chiamano “sala di pre-filtro” e “sala filtro”,
il venticello leva di dosso particelle e smog sicché alla fine,
immacolati come le ancelle di Nausicaa, si può varcare lo spazio bianco,
vuoto e silenzioso. Cade dall’alto un cono di luce. Il giovane Bronzo
guarda fiero l’angolo della sala, la mano a impugnare qualcosa che
manca. Il Bronzo meno giovane fissa con il suo unico occhio la finestra
che dà sulla corte interna del museo. Superstar mondiali che
trasmettono, anche, un vago sentimento di solitudine.
Dopo dieci
anni e svariati milioni di euro d’attesa, dopo essere rimasti sdraiati
per un biennio in un sottoscala, i ragazzoni di Riace hanno finalmente
una casa che è molto più di casa loro: quattro piani e 200 vetrine piene
di terrecotte, vasi, mosaici, ori, argenti. Il Museo nazionale
archeologico di Reggio Calabria ha riaperto il 30 aprile e nei primi due
giorni l’hanno visto 9027 persone, poi una media di 600 al giorno,
tutti in fila per quei due là, scoprendo che qui dentro c’è molto di
più. «Li abbiamo messi alla fine del percorso per aumentare il desiderio
e per far capire che qui si impara proprio tutto sulla Magna Grecia »,
dice il direttore Carmelo Malacrino, ragazzone barbuto lui pure, 44
anni, curiosamente gli stessi trascorsi dal ritrovamento dei Bronzi
(1972) a oggi. In un certo modo, un coetaneo dei guerrieri-calamita. E
bisogna conquistarli con pazienza: l’attesa dei Bronzi è essa stessa
Bronzi.
Sembra solo una magnifico museo di livello europeo, tutto
bianco e cristallo, forse pure troppo bianco (già pieno di pedate,
purtroppo), invece è un simbolo di riscatto, «è il racconto di un’altra
Calabria possibile » come dice il sindaco Giuseppe Falcomatà, 33 anni,
dunque lui è più giovane dei Bronzi redivivi ma rimasti in fondo al mare
per 2400 noiosissimi anni. «Questo luogo dev’essere la leva per
sbloccare la nostra industria turistica e culturale, lo strumento per
far restare i visitatori a Reggio una notte in più. Basta con il mordi e
fuggi, però dipende da noi, dalla capacità di fare sistema, di
collegare meglio aeroporti e ferrovie, di rinunciare agli orticelli per
unire i 97 comuni metropolitani attorno a un tavolo e a un’idea
collettiva ».
Perché la Calabria è tante cose, non solo buio e
violenza. È l’esperimento di Ecolandia sulla collina di Arghillà, il
quartiere dormitorio che non dorme più, dove le scolaresche vengono a
imparare la scienza dell’ambiente e la storia di Odisseo, giocando.
«Nessuno può immaginare un posto così» dice Bassir, che è un architetto
ed è afgano e lavora da qualche mese a Ecolandia. Forse neanche i
calabresi s’immaginano questa Calabria, il resto d’Italia figurarsi.
«Finiamola
con il non finito calabrese», scherza Franco Arcidiaco che per il
Comune cura le relazioni esterne. «Dobbiamo scalare i motori di ricerca
con notizie positive e virtuose, la nostra sfida è anche una battaglia
su Google». Quartier generale delle operazioni, proprio il Museo che
venne lasciato chiuso perché erano finiti i soldi dei restauri, e ci
aveva messo le mani la ‘ndrangheta. Rifarlo doveva costare 19 milioni di
euro, ne sono serviti 32 ma adesso lo vogliono vedere tutti, compresi i
crocieristi che sbarcano al porto di Reggio e non sanno che per
conquistare i ragazzoni bisogna prenotare su internet, anche se il sito
ancora manca. Possibile? «Ma io ho solo due mani», dice il direttore
Malacrino. «Comunque lo faremo presto, ci arriveremo». Per intanto,
tutto esaurito per le scuole fino a giugno e una stima di almeno 250
mila biglietti nei prossimi mesi. «Abbiamo lavorato giorno e notte senza
un euro di spesa in più da ottobre, quando sono arrivato io», racconta
il direttore. «In queste terre bisogna parlare meno e fare di più,
spetta solo a noi».
Dalle finestre filtra l’enorme blu del mare, è
un giorno di vento e tutti i colori sono ancora più saturi. Un signore
alto, con il camice bianco, si tormenta le mani. «Sono fiero di averle
usate per tanti anni in un progetto così ». Enzo Fazzari è tra i
restauratori che hanno rimesso al mondo questa enciclopedia vivente
della Magna Grecia. «Ma per favore, non si parli solo di quei due
magnifici signori, il mondo intero li ammira però gli altri reperti
meritano identica attenzione, sono come i gregari al servizio dei
campioni: mi pare giusto dirlo in questi giorni di Giro d’Italia, non le
sembra?». Il signor Enzo non vorrebbe mettersi in posa accanto alle sue
creature, alla fine accetta, ci sono momenti solenni in cui la
timidezza può restare a casa.
«La Calabria è un incredibile tesoro
culturale: bisogna che italiani e stranieri lo capiscano e non vadano
solo a cercare il suo splendido mare». Marco Parini è il presidente di
Italia Nostra, mai abbastanza nostra: «Sibari è una seconda Pompei,
basterebbe scavare di più. E poi ci sono i centri storici da recuperare,
penso a quello di Cosenza. I tour operator internazionali devono
inserire la Calabria in percorsi di almeno quattro o cinque tappe,
magari collegandosi a Campania e Basilicata: questo crea lavoro e
produce interesse, denaro e conoscenza. Però servono servizi e
infrastrutture migliori. Occorre rendere ogni cosa più semplice».
E
la punta del compasso è proprio la stanza dei Bronzi, due metri di
bellezza, 160 chili di meraviglia, migliaia di biglietti staccati e da
staccare. «Io mi emoziono ogni volta che entro qui, vi giuro, perché
vedo lo stupore nelle facce della gente ». Alex Galletta ha 19 anni e
sulla giacca porta un cartellino con scritto “apprendista cicerone”.
«Facciamo parte del progetto Alternanza Scuola Lavoro, io frequento il
liceo artistico Preti e vengo a raccontare il Museo ai ragazzi. Mi
piacerebbe che questo diventasse il mio mestiere, nel frattempo mi sono
iscritto a un corso di grafica pubblicitaria ma non rinuncio al sogno. E
studio. È molto facile parlare male della Calabria, ma questi due
guerrieri ci dicono tante cose, ci ricordano chi siamo. I Bronzi ci
spiegano quante genti passavano di qui, in mezzo al mare. Non per nulla
questo è uno dei popoli più belli che ho incontrato sui libri, aperto
alle contaminazioni, molto moderno da sempre. Non voglio andare via da
Reggio: se partiamo noi, chi rimane?». I due ragazzoni ascoltano senza
fare una piega, Alex li guarda dal basso con amore. Altra parola non
c’è.