mercoledì 11 maggio 2016

Repubblica 11.5.16
Giordano Bruno aveva ragione i nostri vicini sono dietro l’angolo
di Giovanni Bignami

ORAMAI sono talmente tanti che si devono contare con la statistica. Parliamo dei pianeti extrasolari, quelli in orbita intorno ad altre stelle nella nostra Galassia, la Via Lattea. Parliamo soprattutto di quelli nuovi, scoperti dalla missione Kepler ed annunciati ieri con bella fanfara dalla Nasa. In un colpo solo abbiamo aggiunto 1.284 oggetti alla lista, arrivando così a più di 3.200. Il numero esatto non importa più: a noi astronomi, ma anche a noi abitanti di questo pianeta sempre meno unico, devono interessare di più alcune novità, alquanto sconvolgenti.
Intanto, è la prova che quei due geni di Giordano Bruno e Giacomo Leopardi, pur diversissimi tra loro, ci avevano preso, su questa storia dei pianeti intorno ad altre stelle. Il primo scrisse, addirittura nel ‘500, che erano abitati (e ci finì sul rogo), il secondo, attento all’astronomia, nelle Operette Morali fa dire a Copernico che ogni «minutissima stelluzza della Via Lattea» avrà il suo, di pianeta, abitato come la Terra, e aggiunge: «Povero genere umano…».
La realtà supera sempre la fantasia, anche le più grandi: facendo un po’ di conti, adesso si comincia a capire che, appunto nella Via Lattea, alla fine ci sono più pianeti che stelle (e queste ultime sono almeno 200 miliardi). E se succede nella nostra galassietta di provincia, perché non negli altri cento miliardi di galassie e più del nostro Universo, evidentemente sovraffollato?
Ma non è tutto. La missione Kepler ha raddoppiato, di colpo, il numero di pianeti noti come rocciosi, con massa meno di due volte la Terra e alla distanza giusta dal loro Sole per avere, per esempio, acqua liquida in superficie. Adesso sono 21 gli oggetti simil-terra, dove quindi potrebbe abitare E.T., e il loro numero aumenta vertiginosamente. Per ora sono lontani, in maggioranza, a qualche migliaio di anni luce. Ma tra poco, certo, cominceremo a trovare vicini di casa dietro l’angolo galattico e speriamo che ai nostri nipoti venga voglia di andarci. Tra poco i candidati abitabili (abitati?) saranno centinaia, e sarà difficile resistere.
Da Kepler della Nasa abbiamo anche imparato che, oramai, la cara vecchia astronomia da terra, quella di Galileo, non ce la fa più a stare dietro a quella spaziale, capace di identificare pianeti candidati molto più velocemente di quanto i metodi tradizionali terrestri riescano a confermarli. Per questo ci dobbiamo accontentare di conteggi statistici, che però non sbagliano (tanto).
Ma la prossima grande missione spaziale di caccia al pianeta sarà Plato, della Esa, che andrà in orbita nel 2024 con forti contributi italiani di Asi ed Inaf. Ci sarà molto da imparare da Kepler e dal suo modo ardito di gestire i dati. Se in tutto l’Universo ci sono più stelle (e quindi, a maggior ragione, più pianeti) che granelli di sabbia su tutta la Terra, trovare il pianeta giusto non troppo lontano da casa sarà come trovare il granello giusto sulla vostra spiaggia preferita. Un nuovo gioco per l’estate, con Leopardi da leggere e meditare sotto all’ombrellone.