Repubblica 11.5.16
I nuovi 1.284 pianeti lungo la Via Lattea “Nove sono abitabili”
L’annuncio
della Nasa sulla missione della sonda Keplero “Sono più numerosi delle
stelle Ora aumentano le chance di trovare i gemelli della Terra”
di Elena Dusi
NON
sappiamo ancora se gli alieni esistano, né dove abitino. Ma abbiamo
trovato tanti altri nuovi, potenziali, indirizzi dove cercare. La Nasa
ha confermato ieri l’esistenza di altri 1.284 esopianeti, cioè pianeti
che orbitano attorno a una stella al di fuori del sistema solare. Questo
bottino si aggiunge agli oltre mille osservati e confermati in
precedenza. E stiamo parlando solo del lavoro svolto fra il 2009 e oggi
dalla sonda della Nasa Keplero. Se teniamo conto anche di altre sonde,
il conteggio sale a 3.200. Gli esopianeti potenzialmente abitabili — in
cui la temperatura consente la presenza di acqua liquida — salgono così a
21, 9 dei quali ”sbarcati” con l’annuncio di ieri.
L’idea che
esistano tante altre possibili Terre sparse nell’universo è una delle
novità più importanti della ricerca spaziale di oggi. Anche se il primo
esopianeta è stato osservato una ventina di anni fa, fino a ieri
l’ipotesi dell’esistenza di così tanti gemelli della Terra manteneva
un’aura esotica. «Prima del lancio di Keplero — ha spiegato Paul Hertz,
direttore della divisione di astrofisica della Nasa — non sapevamo se
gli esopianeti fossero rari o abbondanti. Ora sembra che siano
addirittura più numerosi delle stelle. Questi dati ci guideranno nel
mettere a punto future missioni per sapere se siamo soli o no
nell’universo». Ellen Stofan, prima scienziata della Nasa, ha aggiunto
che «la scoperta di oggi ci dà la speranza che da qualche parte là fuori
ci sia un pianeta orbitante attorno a una stella simile al Sole, e che
potrebbe essere una nuova Terra».
Partire per controllare se ai
nuovi indirizzi abitino o no alieni non sarà comunque così immediato. La
sonda Keplero si limita infatti a segnalare la presenza di eventuali
esopianeti, ma fornisce informazioni solo limitate sulla loro natura. Si
sa per esempio che 550 dei nuovi pianeti sono probabilmente rocciosi.
Ma nessun dato è in nostro possesso sulla presenza di un’atmosfera o
sulla sua composizione. Keplero fa il suo lavoro puntando un gruppo di
stelle e registrando il debolissimo calo di luminosità che avviene
quando un pianeta gli transita davanti (proprio come è avvenuto lunedì
con Mercurio che ha attraversato il disco solare). Poiché questo
transito avviene a cadenze regolari, la pulsazione del segnale di luce
captato dalla sonda viene paragonata al battito del cuore. Calcolando
quanto il transito è frequente e quanto intenso è il calo della
luminosità, Keplero riesce a ricostruire la distanza del pianeta dal suo
Sole e le sue dimensioni, ricostruendo anche la temperatura. È un
lavoro che richiede precisione e pazienza. Nonostante le 150mila stelle
analizzate, lo spicchio di cielo osservato dalla sonda fra le
costellazioni del Cigno e della Lira è ancora molto piccolo rispetto al
totale della volta celeste.
Osservare un “battito del cuore”, poi,
non equivale a poter dire che un nuovo esopianeta è stato scoperto. A
transitare davanti al disco della stella potrebbe infatti essere
un’altra stella più piccola, o altri corpi celesti. Fino a ieri i
telescopi terrestri avevano il compito di controllare e confermare uno
per uno i potenziali esopianeti (che si avvicinano a quota 5mila). Da
oggi invece — e questo ha permesso di mettere il timbro su 1.200 nuove
potenziali Terre in un colpo solo — la Nasa ha applicato un metodo
statistico per separare il grano dal loglio. L’algoritmo che molto
semplifica il lavoro degli scienziati è stato pubblicato ieri — insieme
al nuovo contatore degli esopianeti — su The Astrophysical Journal.
Da
analizzare restano ora altri 2mila “candidati” osservati da Keplero. La
Nasa già prevede che 1.300 saranno esopianeti e 700 no, ma non ha
ancora la certezza del 99% necessaria a fare un annuncio. «Possiamo
pensare ai pianeti candidati — ha spiegato sempre in conferenza stampa
Timothy Morton, il capo dell’équipe della Nasa che ha messo a punto il
nuovo metodo statistico — come a briciole di pane. Se ne versi sul
pavimento poche e di grandi dimensioni puoi raccoglierle una a una. Ma
se versi in terra un secchio intero di briciole minuscole, hai bisogno
di una scopa per raccoglierle. Ecco: la statistica è la nostra scopa».
La buona notizia della scoperta arriva dopo un attimo di batticuore
avvenuto il 10 aprile, quando la sonda era brevemente entrata in
modalità di emergenza.
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Il telescopio
partito nel 2009 finora ha esaminato solo uno spicchio di cielo
piccolissimo L’agenzia spaziale Usa si serve di un metodo statistico per
confermare i potenziali “candidati”