Repoubblica 6.5.16
Dalla parte dei bambini
risponde Corrado Augias
CARO
Augias, il male fatto ai bambini riduce chi lo commette a un livello
per cui è difficile trovare parole. Il nostro universo però è fatto di
parole, e anche di cultura (modi di vivere, riferimenti, modelli) spesso
di segno negativo. Nel libro Contro il sacro il genetista Boncinelli
spiega come il sacro sia parte integrante della nostra vita, del bisogno
di darle un senso. I bambini che cadono dai balconi, per dispetto a un
amante, o per depistare un crimine, aprono su quel territorio smisurato
in cui il senso non c’è più. Il parroco vicino al condominio di Caivano
ha detto che non bisogna generalizzare, che ci sono anche brave persone,
probabilmente così atterrite da non avere il coraggio di esporsi. La
forza di chi fa il male è proprio questa, e quasi sempre vince. I
“buoni” però sono come isole attorno ai quali si forma una sorta di
cordone sanitario, non servono per combattere quel degrado abissale.
Gianfranco Coci
IL
NOSTRO giornale ha pubblicato martedì scorso a pagina 21 una foto che
merita d’essere ricordata. In primo piano la madre di Fortuna, la
ragazzina che aveva sei anni quando fu uccisa, tiene in mano una grande
fotografia della figlia. La bambina è pettinata e atteggiata come una
piccola diva. Sullo sfondo compare la statuetta dorata di Padre Pio.
Questa stridente combinazione di elementi mi ha turbato. Mi è parso di
cogliere un contrasto netto tra la spiritualità che dovrebbe ispirare
chi tiene in casa la statua di un santo di forte impatto popolare e la
bambina che a cinque anni voleva già sembrare una donna. So che è un
atteggiamento diffuso ovunque e in ogni ceto, che la pubblicità sfrutta
l’immagine di queste bambine inducendole ad atteggiamenti simili a
quelli assunti dalla povera Fortuna. La scrittrice Paola Tavella ha
denunciato su
Huffington Post: «Noi
femministe abbiamo combattuto le inserzioni pubblicitarie in cui le
bambine sono costrette a atteggiarsi come donne sexy, emaciate,
imbronciate, truccate. Abbiamo denunciato l’orrore dei concorsi di
bellezza per bambine». Scarsi risultati: il mercato comanda, quello
resta il modello più fruttuoso, amplifica i consumi. Quando ogni valore è
smarrito, qui è il punto, nemmeno il “sacro”, ridotto a superstizione o
abitudine, riesce più ad essere un riferimento. E i bambini rischiano
di non essere più ciò che dovrebbero: bambini. Abbiamo scoperto che a
Caivano ci sono uomini e donne che sono riusciti a dimenticare perfino
l’istinto primordiale di ogni mammifero che impone, per prima cosa, la
tutela dei cuccioli: i propri e quelli del vicino. La tutela dei
cuccioli garantisce la sopravvivenza della collettività; è la prima
regola della vita. La preside di una scuola del quartiere ha dichiarato:
«Dove regnano l’anarchia e l’ignoranza, dove tanti genitori non sono
genitori, e la promiscuità è tanta, perdersi diventa quasi normale».
Infatti una nonna di nome Angela ammoniva la nipote: «Tu per telefono
non devi dire il fatto». Se stai zitta «stiamo in grazia di Dio tutti a
posto». Invano il coraggioso parroco di Caivano, don Maurizio
Patriciello, aveva esortato durante i funerali di Fortuna: «Chi sa,
parli!». Nessun adulto lo ha fatto. Invece hanno parlato i bambini,
oscuramente consapevoli di essere loro, così fragili, i più esposti.