La Stampa 9.5.16
Sul decreto per la ricerca il governo rischia
di Carlo Bertini
Per
ora è solo un bisbiglio, «mercoledì rischiamo di farci male, vogliono
farci andare sotto», frasi pronunciate a mezza bocca dai renziani. Che
trasudano forte preoccupazione per quello che può succedere dopodomani
in Senato sul decreto scuola e sul piano per la ricerca che sta tanto a
cuore al premier. Per questo la Boschi, il capogruppo al Senato Zanda e
il presidente della commissione cultura nonché braccio destro di Renzi a
palazzo Madama, Marcucci, si sono visti ben tre volte la scorsa
settimana. C’è infatti molta tensione per questo decreto che arriva in
aula al Senato dopo che sarà votato domani alle 13 dalla commissione
Cultura. Uno dei due articoli si occupa di ricerca e lì si nasconde un
nodo sensibile di prima grandezza: è stato presentato un ordine del
giorno della senatrice a vita Elena Cattaneo, molto dibattuto e
apprezzato nella comunità scientifica: su cui il rischio per la
maggioranza di essere battuta ai voti in aula con l’apporto della
sinistra interna è molto concreto. «Il decreto introduce una disciplina
per la stabilizzazione e il riconoscimento della Scuola sperimentale di
dottorato internazionale Gran Sasso Science Istitute (GSSI), alla cui
copertura finanziaria provvede attingendo con fondi ordinari, privando
altri enti di parte delle risorse», fa notare la Cattaneo; attaccando il
modo di procedere del Governo che «sfugge ad ogni logica di
programmazione e funzionalità del “sistema ricerca Italia” che invece
dovrebbe evitare scelte improvvisate». E impegnando dunque il governo
sul caso Human Technopole nelle aree ex Expo, «a illustrare le ragioni
che hanno portato a richiedere espressamente all’Istituto Italiano
Tecnologia (ITT) un progetto di ricerca con contestuale erogazione
diretta di 80 milioni a un ente sprovvisto delle competenze specifiche
nelle materie e i contenuti di scienze della vita e nutrizione». Un
ordine del giorno spinoso non solo per l’autorevolezza della
presentatrice, ma perché chiede di fatto al governo di rivedere del
tutto il piano nazionale per la ricerca. E allo stesso tempo
un’occasione per tutti gli avversari interni di assestare un colpo con
un voto contrario in aula. «Non stiamo trovando soluzioni per venirne
fuori», ammette uno dei big del Pd, riferendosi al nodo dei fondi dei
laboratori di ricerca del Gran Sasso, che può trascinarsi altri
emendamenti d’attacco delle opposizioni.