sabato 7 maggio 2016

La Stampa 7.5.16
Il sindaco Pd di Lodi resta in cella
Il gip respinge l’istanza di scarcerazione: il politico può ancora inquinare le prove L’Anm si smarca dalle critiche a Renzi: ci sono state dichiarazioni inopportune
di Paolo Colonnello

«Nonostante gli interrogatori» esiste ancora «la necessità di preservare le indagini», «non sono emerse condizioni per una misura meno afflittiva e non c’è motivo di ritenere che siano modificate le esigenze cautelari». Per questo ieri il gip Isabella Ciriaco ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dal sindaco di Lodi, Simone Uggetti e dal suo amico e avvocato Cristiano Marini. Secondo il giudice poi, l’avvocato Marini, durante gli interrogatori «non ha mostrato una rivisitazione critica dei fatti contestati». Ovvero, ha ammesso i fatti, ma non il reato a differenza del sindaco che invece era ben consapevole della turbativa d’asta per l’appalto delle piscine di Lodi, come emerge anche dalle intercettazioni. E «ciò fa ritenere ancora più pregnante l’esigenza di evitare il pericolo di inquinamento probatorio sebbene sia venuta meno la mancanza di reiterazione del reato». Lunedì ci sarà un nuovo interrogatorio del pm Laura Siani e poi, alle difese, non rimarrà che rivolgersi al Tribunale del riesame e quindi, eventualmente, in Cassazione. Gli avvocati tacciono formalmente, ma lasciano trapelare che non si aspettavano niente di diverso, anche se speravano che la settimana trascorsa, il ritrovamento degli hard disk nascosti in Comune dal sindaco e la vicenda tutto sommato modesta della turbativa d’asta per le piscine lodigiane, inducessero il gip, dopo i primi interrogatori di garanzia, ad attenuare almeno la carcerazione con degli arresti domiciliari. In realtà le indagini non sono ancora concluse, il pm vuole capire meglio il ruolo di Pasquini della Wasken, la società sportiva che partecipa in maniera occulta al bando per le piscine.
Ma l’ordinanza richiamata anche nel provvedimento emesso ieri, la dice lunga sul convincimento del giudice che descrive il comportamento di Uggetti e Marino come quello di due criminali incalliti, pur non avendo gli stessi alcun precedente. Cosi, «gli aspetti peculiari caratteriali dell’Uggetti» lo fanno emergere dalle indagini «come soggetto autoritario che riesce a imporsi sui soggetti che ruotano attorno, ponendoli in situazione di soggezione, il che rende oltremodo realistica la capacità di questi di subornare e intimidire i testimoni». Quanto al Marini, «seppure con ruoli diversi dal sindaco, la strettissima collusione con il vertice politico dell’ente comunale e il suo ruolo di coordinatore e braccio tecnico della turbativa realizzata… lo rende non solo pienamente responsabile quale concorrente nel reato, ma altresì soggetto inaffidabile da monitorare in maniera stringente al fine di evitare che lo stesso possa sfruttare qualsiasi minimale spazio di libertà, nel tentativo estremo di manovrare i soggetti coinvolti e frustrare l’ultima fase di raccolta delle prove». Si attende lunedì dunque, per capire quali saranno i prossimi passi degli inquirenti, in una storia dove non tutto evidentemente è stato chiarito. Intanto sul fronte incandescente delle polemiche tra magistratura e governo, prende posizione l’Anm che si schiera contro il consigliere togato del Csm Piergiorgio Morosini, che in un’intervista a «Il Foglio» avrebbe preso posizione direttamente contro Matteo Renzi («Perché Renzi va fermato», titolo che però non trova immediato riscontro nell’articolo). Secondo la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati, «ribadito il diritto del singolo magistrato di esprimere le proprie opinioni», le dichiarazioni dell’intervista attribuita a Morosini «se confermate, risultano per alcuni aspetti inopportune e ingiustificate e per altri riguardanti temi e argomenti non di pertinenza di un rappresentante dei magistrati presso l’organo di governo autonomo e che incidono sul prestigio della magistratura e sul leale rapporto tra i poteri e gli organi dello Stato».