sabato 7 maggio 2016

La Stampa 7.5.16
Leonardo, sulle tracce del Dna per svelare i segreti del genio
Al lavoro genetisti e storici dell’arte: scopriremo anche come morì
di Vittorio Sabadin

Un gruppo internazionale di esperti di genetica, antropologi e storici dell’arte è al lavoro per rivelarci tutto quello che ancora non sappiamo del più grande genio del Rinascimento, Leonardo da Vinci. Grazie ai progressi realizzati dalla medicina forense, che gli appassionati di “CSI, scena del crimine” conoscono benissimo, l’esame del Dna e dei resti dell’autore della “Gioconda” permetterà di scoprire il colore dei suoi occhi e dei capelli, il colorito della carnagione e la dieta che seguiva. Sapremo tutto delle sue abitudini e avremo la possibilità di vedere il suo volto ricostruito in 3D. Scopriremo anche di che cosa è morto, il 2 maggio del 1519 ad Amboise, in Francia.
L’appuntamento
Gli scienziati che lavorano al progetto contano di finire la loro complessa ricerca entro il 2019, per dare un contributo significativo al 500° anniversario della morte di Leonardo. Potrebbero davvero riuscirci, perché del team fanno parte i maggiori esperti di Stati Uniti, Francia, Italia, Canada e Spagna, compresi alcuni medici forensi che hanno identificato le vittime del World Trade Center dopo gli attacchi dell’11 Settembre 2001 e il Craig Venter Institute, che ha mappato il genoma umano.
Le possibilità di successo dipendono essenzialmente da due condizioni: raccogliere un campione del Dna di Leonardo e recuperarne le ossa. Il Dna potrà essere ricavato dall’esame dei suoi dipinti, nei quali potrebbe essere rimasta imprigionata materia organica: basterebbe un solo capello caduto nei colori a olio. «Ma Leonardo – ha ricordato Jesse Ausubel, che finanzia la ricerca con la sua Lounsbery Foundation, – non dipingeva solo con i pennelli: spesso usava le dita per spalmare la tinta e quindi dovrebbe essere possibile identificare sulle tele cellule della sua epidermide».
La lapide
Si pensa che i resti di Leonardo, indispensabili per ricostruirne il volto, si trovino dal 1874 sotto una lapide della cappella di Saint Hubert nel castello di Amboise, ma non è certo che siano davvero i suoi. Dopo la morte, il corpo era stato inumato nella cappella di Saint Florentin, ma il castello era stato devastato nel corso della Rivoluzione francese e il teschio e le ossa erano stati ammucchiati in una cesta, dimenticati per decenni prima della nuova sepoltura. I ricercatori del “Leonardo Project” hanno però già identificato 41 discendenti in linea diretta di Da Vinci, con i quali sarà possibile confrontare il Dna dei resti che si trovano ad Amboise.
I testi
Tutti sono stati invitati a collaborare alla ricerca, il cui programma è stato pubblicato su “Human Evolution”. Anche i testi scritti da Leonardo potrebbero contenere tracce di Dna, e gli scienziati vorrebbero sicuramente avere accesso al “Codice Leicester” acquistato da Bill Gates per 30,8 milioni di dollari nel 1994, o allo “Studio di mani” e agli altri disegni di proprietà della regina Elisabetta. Sarà riesumata la salma della madre Caterina, sepolta a Milano, e si cercheranno tracce di Dna nell’ ”Adorazione dei Magi”, attualmente in restauro agli Uffizi. «Il progetto - ha detto Brunetto Chiarelli, antropologo all’Università di Firenze - ci consentirà non solo di avere una maggiore conoscenza storica di Leonardo, ma forse ci permetterà anche, grazie alla ricostruzione del suo profilo genetico, di fare luce sulle caratteristiche degli individui che hanno capacità fuori dall’ordinario».
I progressi scientifici nell’esame del Dna hanno consentito recentemente di individuare a Madrid i resti dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes e di identificare il corpo e ricostruire il volto di Riccardo III, l’ultimo re dei Plantageneti, trovato sepolto sotto un parcheggio a Leicester, e diventato un’attrazione prima che la città proclamasse il suo nuovo re italiano: Claudio Ranieri.