sabato 7 maggio 2016

La Stampa 7.5.16
In Brasile c’è il primo sì del Senato contro Dilma
di Emiliano Guanella

Il cerchio si stringe intorno alla presidente brasiliana Dilma Rousseff, che ormai conta i giorni per la sua destituzione. Ieri la commissione del Senato ha dato via libera per 15 voti a 5 alla richiesta di impeachment che arriverà in aula mercoledì prossimo per la decisione finale. Un voto scontato, 51 senatori hanno già espresso il loro parere favorevole, dieci più del quorum previsto di 41.
Dilma verrà sospesa per un periodo massimo di 180 giorni durante il quale dovrà rispondere all’accusa di aver truccato i conti fiscali del suo governo per assicurarsi la rielezione nel 2014. Scalda i motori il vice Michel Temer, che le subentrerà venerdì prossimo. Temer conta su un’amplia ma molto frammentata maggioranza in Parlamento: sono 25 i partiti che reclamano posti nel suo futuro esecutivo, al punto che la drastica riduzione dei ministeri che aveva promesso, oggi sono 31, si limiterà a 3 o 4 dicasteri in meno. Il Psdb, principale partito alleato del centrista Pmdb, di cui Temer è segretario, ha chiesto il ministero degli Esteri, mentre all’Economia è dato per certo l’ex governatore della banca centrale nel primo governo di Lula, Henrique Meirelles.
Gli imprenditori e i produttori rurali si dicono pronti a collaborare con Temer per risollevare il Paese dalla recessione. Mentre si fanno i conti alla Manuale Cencelli, la magistratura continua a scuotere Brasilia. La Corte Suprema ha sospeso per «mancanza di decoro» il presidente della Camera Eduardo Cunha, l’architetto dell’impeachment a Dilma, mettendo fine a un’impasse di cinque mesi che stava spazientendo l’opinione pubblica. Cunha, oggetto di una decina di indagini di corruzione e con decine di milioni di euro depositati in conti segreti in Svizzera, è uno dei politici più detestati del Brasile. Ma ha promesso battaglia e ora molti deputati temono che, se interrogato dagli inquirenti, possa fare anche i loro nomi.
Trema anche l’ex presidente Lula da Silva, indagato nell’indagine sugli appalti truccati alla Petrobras e considerato dal procuratore generale della Repubblica il capo dello schema di malaffare nell’industria petrolifera nazionale. Con Dilma destituita e il suo partito (il Pt) all’opposizione, sono in molti a scommettere su imminenti sviluppi giudiziari contro di lui.