Corriere 7.5.16
il pregiudizio sui depressi che li isola dal mondo
di Rosario Sorrentino
In
questo momento circa 350 milioni di persone nel mondo stanno soffrendo
di depressione e 2 su 3 non si curano perché non si rendono conto di
averla. «Ci fai o ci sei»? Siamo alle solite: il pregiudizio o la scarsa
conoscenza dei problemi prevalgono. E poi quell’odioso sospetto,
l’etichetta del malato immaginario, a prescindere, fanno il resto.
Perché
il depresso non viene preso troppo sul serio, non è creduto o è mal
sopportato nella sua sofferenza avvolto com’è da quella «bolla
trasparente» che lo fa apparire agli occhi degli altri come uno che
esagera, inventa. Si sente solo e incompreso, una solitudine profonda,
aggravata anche dai suoi mille sensi di colpa che lo rendono incapace di
provare piacere. La depressione è una malattia vera, insidiosa che può
modificare la personalità di chi la subisce fino ad annullare la sua
volontà. Ammalarsi di depressione non è mai una scelta, perché causa un
blackout che può far barcollare ogni cosa. Eppure è curabile e si può
spesso guarire; certo è un po’ imprevedibile perché a volte ritorna.
Tenersela e imparare a conviverci? Ma nemmeno per sogno; mai arrendersi,
curiamola per non soffrire inutilmente. La terapia c’è, ma è necessario
affidarsi a degli esperti, capaci di utilizzare al meglio i farmaci,
insieme a una psicoterapia breve e all’attività fisica costante. Questi
rimedi, se utilizzati contemporaneamente, garantiscono i risultati
migliori.
È da evitare invece il «fai da te» perché può rendere
tutto ancora peggiore. Forse anche il povero Leopardi, tanto per citarne
uno, oggi farebbe di tutto pur di rendere la sua vita meno infelice e
struggente di quella che fu, bat tendo il suo «male oscuro».