La Stampa 7.5.16
Khan conquista Londra e salva l’onore dei laburisti
È il primo sindaco musulmano della città. Débâcle della sinistra in Scozia
Cameron a Corbyn: hai perso il contatto con la gente. Bene i nazionalisti
di Alessandra Rizzo
Per
la prima volta nella sua storia, Londra ha un sindaco musulmano: Sadiq
Khan, londinese di origini pachistane, ha sconfitto in un colpo solo il
rivale Zac Goldsmith e i sospetti, adombrati in maniera dubbia dai
conservatori, di essere legato al terrorismo islamico.
La vittoria
di Khan era fondamentale per il Labour, che soffre in molte aree e
subisce una sconfitta umiliante in Scozia. Le elezioni di giovedì hanno
dato un quadro complesso degli umori del Paese a un mese e mezzo dal
referendum sulla Brexit. I Tory del Premier David Cameron hanno ottenuto
il miglior risultato di sempre in Scozia, affermandosi come secondo
partito dietro ai nazionalisti. Ukip, partito euroscettico per
eccellenza, ha conquistato consensi in Inghilterra e, per la prima
volta, seggi in Galles.
Il voto ha interessato milioni di
cittadini chiamati al rinnovo di consigli comunali inglesi e dei
Parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda nel Nord.
Gli occhi erano
puntati su Londra, dove Khan ha coronato la sua «success story»:
cresciuto in una casa popolare con un papà autista di bus emigrato da
Karachi, è diventato primo cittadino della città più grande d’Europa.
Fuori
dalla capitale, il Labour ha perso consensi, ma non è stata la
catastrofe che molti si attendevano. Ha vinto a Liverpool, dove il
sindaco uscente è stato riconfermato, e in alcuni consigli inglesi
considerati a rischio. In Galles si è confermato primo partito, ma in
calo. Un risultato comunque modesto in una consultazione che di solito
premia i partiti all’opposizione. «Abbiamo tenuto», ha detto il
segretario Jeremy Corbyn, al suo primo test elettorale, mentre per
Cameron «il Labour ha completamente perso il contatto con le persone che
vuole rappresentare». I detrattori di Corbyn, che lo accusano di aver
portato il partito troppo a sinistra, sostengono che una vittoria alle
politiche del 2020 è impensabile senza un cambio di leader. Dopotutto,
il Labour non ha saputo approfittare della debolezza dei conservatori,
lacerati dalle divisioni sulla Brexit, e del calo di popolarità di
Cameron dopo i «Panama Papers». E Corbyn non si può prendere il merito
della vittoria di Khan, che dal segretario ha preso le distanze. Gli
alleati chiedono invece di dare tempo a Corbyn, insediatosi a settembre
con un mandato popolare ampio e sull’onda dell’anti-politica. «Quello
che il Labour ha ottenuto non è un granché, ma è abbastanza per evitare a
Corbyn pressioni immediate e tentativi di sostituirlo», spiega Tony
Travers, professore alla London School of Economics.
Al Nord del
confine, il Partito Nazionalista Scozzese di Nicola Sturgeon ha vinto 63
seggi su 129, confermandosi primo partito ma senza ottenere, per appena
due seggi, la maggioranza assoluta: dovrà formare un governo di
minoranza. Il dato più interessante è l’affermazione dei Tory, odiati in
Scozia dai tempi di Margaret Thatcher, che vincono 31 seggi (+8%)
contro i 24 del Labour (-9%). Quest’ultimo, un tempo dominante, paga la
sua opposizione all’indipendenza al referendum del 2014. A Cameron,
impegnato nella battaglia contro la Brexit, probabilmente basta questo.
Il voto ha sottolineato le divisioni nell’elettorato, confermando che la
partita per il voto del 23 giugno sulla permanenza o meno nell’Unione
Europea resta apertissima.