Londra al voto, la sfida del musulmano Khan
Scrutini nella notte per il nuovo sindaco. Nei sondaggi il laburista è avanti sul conservatore Goldsmith
di Alessandra Rizzo
Lo
chiamano, un po’ all’americana, «Super Thursday», il super giovedì in
cui milioni di cittadini britannici vanno al voto: la sfida più
prestigiosa è quella per diventare sindaco di Londra, ma a un mese e
mezzo dal referendum sulla Brexit conta anche capire gli umori del
Paese.
Sotto un sole primaverile, si è
votato in tutto il Paese dalle 7 alle 22. I risultati definitivi sono
attesi nella giornata di oggi. A Londra, il laburista Sadiq Khan è in
lizza per diventare il primo sindaco musulmano della capitale. È stato
sempre in vantaggio sul rivale, il conservatore Zac Goldsmith, nel corso
di una campagna caratterizzata da accuse di estremismo e dominata da
questioni di identità e appartenenza. Khan, che vuole restare
nell’Unione europea, ha parlato di accoglienza in una capitale dove
convivono milioni di persone e si parlano centinaia di lingue.
Goldsmith, il figlio miliardario di un noto euroscettico, ha accusato
Khan di essere vicino ad ambienti radicali islamici.
Il
nuovo sindaco succede a Boris Johnson, in carica per otto anni, ed è a
capo di una delle città più grandi, ricche e cosmopolite del mondo, con
un budget da 17 miliardi di sterline (21 miliardi e mezzo di euro) e una
popolazione di otto milioni e mezzo di abitanti. Ma tra poche settimane
potrebbe ritrovarsi a guidare la capitale di un Paese uscito
dall’Europa e dal futuro incerto.
Scozia e Galles
Oltre
che per il sindaco di Londra, si è votato per il rinnovo dei parlamenti
in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, e in Inghilterra per le assemblee
comunali. La giornata di voto è andata via per lo più tranquilla. Unica
eccezione di rilievo a Barnet, nel nord di Londra, dove centinaia di
elettori sono stati respinti perché i loro nomi non risultavano nei
registri. Nel caos generale, le autorità hanno chiesto ai cittadini
infuriati di tornare alle urne nelle ore successive, ma non per tutti è
stato possibile: tra loro, anche il rabbino capo Ephraim Mirvis.
Test per Cameron
Le
elezioni sono un test importante sia per il premier David Cameron, la
cui popolarità è crollata con lo scandalo dei «Panama Papers», sia per
il leader laburista Jeremy Corbyn, alla prima prova da quando è
diventato segretario nel settembre scorso. Nelle previsioni della
vigilia, i laburisti conquisteranno la capitale ma prenderanno una
batosta nel resto del Paese. In Scozia, dove è prevista una vittoria
schiacciante del partito nazionalista, il Labour potrebbe finire terzo
dietro ai conservatori. Dovrebbe perdere seggi anche in Inghilterra e
nel Galles, dove potrebbe fare bene il partito euroscettico Ukip.
Il
Labour ha passato gli ultimi giorni di campagna elettorale a difendersi
dalle accuse di anti-semitismo. Ha sospeso Ken Livingstone, l’ex
sindaco di Londra, che ha associato Hitler al sionismo, scatenando una
bufera. Corbyn, che nel passato si era detto amico di Hamas ed
Hezbollah, ha promesso un’inchiesta indipendente per sradicare ogni
traccia di razzismo dal partito. Ma potrebbe essere tardi. E già si
rincorrono le voci di un attacco alla leadership di Corbyn, inviso
all’ala blairiana e moderata del partito e accusato di aver portato il
Labour troppo a sinistra.