La Stampa 6.5.16
Boeri all’attacco dei parlamentari
“Vitalizi insostenibili, vanno tagliati”
“Vitalizi insostenibili, vanno tagliati”
Il presidente Inps: 2600 ex onorevoli incassano il doppio di quanto versato
Paolo Baroni
Gli
sono serviti nove mesi, costellati di scontri, polemiche e qualche
trabocchetto parlamentare, come i fondi per le buste arancioni
cancellate dall’ultima legge di Stabilità, ma alla fine il presidente
dell’Inps Tito Boeri ce l’ha fatta ad ottenere dal Parlamento i dati
sugli emolumenti e le informazioni sulle regole contributive applicate a
deputati e senatori. Ed una volta fatti per bene tutti i conti ha avuto
conferma che così com’è oggi il sistema «è insostenibile». Il costo
attuale dei circa 2600 vitalizi erogati ad ex deputati ed ex senatori è
infatti è pari a 193 milioni di euro. Con uno squilibrio che parte da
lontano, addirittura dal 1978 (senza che nessuno l’abbia mai corretto,
anzi «i trattamenti sono stati resi addirittura ancor più generosi») e
che oggi viaggia attorno ai 150 milioni di euro di deficit l’anno.
Contributivo per tutti
Boeri,
che ieri è stato ascoltato alla Camera dalla Commissione Affari
costituzionali che sta vagliando le proposte di modifica dei trattamenti
pensionistici dei parlamentari, è convinto che la soluzione a questo
«scandalo» sia una sola: occorre ricalcolare col metodo contributivo
l’intera carriera dei parlamentari, «per allineare i trattamenti della
politica a quelli applicati a tutti gli altri lavoratori italiani».
Risultato? La spesa complessiva si ridurrebbe a 118 milioni di euro
l’anno, con un risparmio di 76 milioni (760 nei prossimi 10 anni). In
concreto l’importo di questi assegni, che oggi è quasi doppio rispetto
ai contributi versati, passerebbe da una media di 56.830 euro lordi
all’anno a 33.568, mentre il trattamento minimo da 26.379 crollerebbe a
2.487 euro.
I risparmi possibili
Ad
essere decurtati sarebbero il 96% dei vitalizi. In 117 casi, in virtù
delle loro lunghe carriere, ex deputati ed ex senatori si vedrebbero
invece aumentare il loro assegno. Ma se la correzione avvenisse solo al
ribasso i risparmi salirebbero a 79 milioni di euro. Supponendo poi di
ampliare la platea anche agli ex consiglieri regionali l’Inps prevede
che il risparmio solo per il 2016 arrivi a 148 milioni (1,457 miliardi
sui primi 10 anni presi in considerazione). «Si tratta dunque di misure
non solo simboliche - ha affermato Boeri - ma in grado di contribuire in
modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al
finanziamento di programmi sociali. Basti pensare – ci ha tenuto a
sottolineare – che l’Asdi prevedeva per il 2015 uno stanziamento di 200
milioni per i disoccupati di lunga durata». In realtà la proposta
dell’Inps è più blanda: per rispondere ai principi di equità e
ragionevolezza da sempre suggeriti dalla Corte costituzionale prevede di
applicare immediatamente il metodo contributivo a chi ha vitalizi
(inclusi i trattamenti pensionistici) superiori ai 5.000 euro lordi al
mese e di farlo invece in maniera graduale, con cristallizzazione, per
chi ha redditi compresi fra 3.500 e 5.000 euro. In questo modo i
risparmi sarebbero pari a circa 60 milioni al mese, una cifra che
potrebbe salire a quota 100 milioni allargando l’intervento alle
Regioni. La riduzione degli assegni sarebbe in media pari a circa il 26%
contro il 41% del secco ricalcolo contributivo.
Deputati irritati
Quanto
alle 8 proposte presentate in Parlamento un po’ da tutti i gruppi
secondo il presidente dell’Inps, solo «tre comportano risparmi
significativi» e comunque richiederebbero alcuni affinamenti in vista di
un passaggio della gestione all’Inps». Che già ora è pronta ad operare
un ricalcolo contributivo personalizzato dei versamenti di tutte le
cariche elettive per completare l’operazione verità. Inutile dire che
non tutti i parlamentari ieri hanno apprezzato il nuovo affondo di
Boeri. Ed una nota dell’Ufficio stampa di Montecitorio ha tenuto a
ricordare che gli oneri delle pensioni dei parlamentari gravano sui
bilanci di Camera e Senato e non su quello dell’Inps, e che dalla scorsa
legislatura, gennaio 2012, il sistema di vitalizi è stato abbandonato
introducendo il sistema contributivo analogo a quello dei pubblici
dipendenti. Per cui per avere diritto alla pensione serviranno almeno 5
anni di contributi e 65 anni di età. Ma questo vale per il futuro,
mentre oggi è il passato a pesare decisamente troppo.