La Stampa 5.5.16
L’ultimo segreto nelle carte di Moro
“La Libia dietro Ustica e Bologna”
Da
Beirut i servizi segreti avvisarono: “Tripoli controlla i terroristi
palestinesi” I parlamentari della Commissione d’inchiesta: “Renzi renda
pubblici i documenti”
di Francesco Grignetti
Tutto
nasce da una direttiva di Matteo Renzi, che ha fatto togliere il
segreto a decine di migliaia di documenti sulle stragi italiane. Nel
mucchio, i consulenti della commissione d’inchiesta sul caso Moro hanno
trovato una pepita d’oro: un cablo del Sismi, da Beirut, che risale al
febbraio 1978, ossia un mese prima della strage di via Fani, in cui si
mettono per iscritto le modalità del Lodo Moro. Il Lodo Moro è
quell’accordo informale tra italiani e palestinesi che risale al 1973
per cui noi sostenemmo in molti modi la loro lotta e in cambio l’Olp ma
anche l’Fplp, i guerriglieri marxisti di George Habbash, avrebbero
tenuto l’Italia al riparo da atti di terrorismo.
Ebbene, partendo
da quel cablo cifrato, alcuni parlamentari della commissione Moro hanno
continuato a scavare. Loro e soltanto loro, che hanno i poteri
dell’autorità giudiziaria, hanno potuto visionare l’intero carteggio di
Beirut relativamente agli anni ’79 e ’80, ancora coperto dal timbro
«segreto» o «segretissimo». E ora sono convinti di avere trovato
qualcosa di esplosivo. Ma non lo possono raccontare perché c’è un
assoluto divieto di divulgazione.
Chi ha potuto leggere quei
documenti, spera ardentemente che Renzi faccia un passo più in là e
liberalizzi il resto del carteggio. Hanno presentato una prima
interpellanza. «È davvero incomprensibile e scandaloso - scrivono i
senatori Carlo Giovanardi, Luigi Compagna e Aldo Di Biagio - che, mentre
continuano in Italia polemiche e dibattiti, con accuse pesantissime
agli alleati francesi e statunitensi di essere responsabili
dell’abbattimento del DC9 Itavia a Ustica nel giugno del 1980,
l’opinione pubblica non sia messa a conoscenza di quanto chiaramente
emerge dai documenti secretati in ordine a quella tragedia e più in
generale degli attentati che insanguinarono l’Italia nel 1980, ivi
compresa la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980».
Va
raccontato innanzitutto l’antefatto: nelle settimane scorse, dopo un
certo tira-e-molla con Palazzo Chigi, i commissari parlamentari sono
stati ammessi tra mille cautele in una sede dei servizi segreti nel
centro di Roma. Dagli archivi della sede centrale, a Forte Braschi,
erano stati prelevati alcuni faldoni con il marchio «segretissimo» e
portati, con adeguata scorta, in un ufficio attrezzato per l’occasione.
Lì, finalmente, attorniati da 007, con divieto di fotocopiare, senza
cellulari al seguito, ma solo una penna e qualche foglio di carta, hanno
potuto prendere visione del carteggio tra Roma e Beirut che riporta al
famoso colonnello Stefano Giovannone, il migliore uomo della nostra
intelligence mai schierato in Medio Oriente.
Il punto è che i
commissari parlamentari hanno trovato molto di più di quello che
cercavano. Volevano verificare se nel dossier ci fossero state notizie
di fonte palestinese per il caso Moro, cioè documenti sul 1978. Sono
incappati invece in documenti che sorreggono - non comprovano, ovvio -
la cosiddetta pista araba per le stragi di Ustica e di Bologna. O
meglio, a giudicare da quel che ormai è noto (si veda il recente libro
«La strage dimenticata. Fiumicino 17 dicembre 1973» di Gabriele Paradisi
e Rosario Priore) si dovrebbe parlare di una pista libico-araba, ché
per molti anni c’è stato Gheddafi dietro alcune sigle del terrore. C’era
la Libia dietro Abu Nidal, per dire, come dietro Carlos, o i terroristi
dell’Armata rossa giapponese.
Giovanardi e altri cinque senatori
hanno presentato ieri una nuova interpellanza. Ricordando le fasi buie
di quel periodo, in un crescendo che va dall’arresto di Daniele Pifano a
Ortona con due lanciamissili dei palestinesi dell’Fplp, agli omicidi di
dissidenti libici ad opera di sicari di Gheddafi, alla firma
dell’accordo italo-maltese che subentrava a un precedente accordo tra
Libia e Malta sia per l’assistenza militare che per lo sfruttamento di
giacimenti di petrolio, concludono: «I membri della Commissione di
inchiesta sulla morte dell’on. Aldo Moro hanno potuto consultare il
carteggio di quel periodo tra la nostra ambasciata a Beirut e i servizi
segreti a Roma, materiale non più coperto dal segreto di Stato ma che,
essendo stato classificato come segreto e segretissimo, non può essere
divulgato; il terribile e drammatico conflitto fra l’Italia e alcune
organizzazioni palestinesi controllate dai libici registra il suo apice
la mattina del 27 giugno 1980».
Dice ora il senatore Giovanardi,
che è fuoriuscito dal gruppo di Alfano e ha seguito Gaetano
Quagliariello all’opposizione, ed è da sempre sostenitore della tesi di
una bomba dietro la strage di Ustica: «Io capisco che ci debbano essere
degli omissis sui rapporti con Paesi stranieri, ma spero che il governo
renda immediatamente pubblici quei documenti».