La Stampa 5.5.16
Portare alle urne gli “astensionisti”
sarà l’ago della bilancia elettorale
di Pao. Mas.
I
dati elettorali raccolti finora durante le primarie sono molto chiari.
Hillary Clinton, per sperare di entrare alla Casa Bianca, deve aumentare
il suo gradimento fra i giovani, e anche tra le donne sotto i
trent’anni d’età. Donald Trump, invece, deve allargare la sua base
costituita soprattutto dai bianchi meno ricchi e istruiti, recuperando
terreno fra le donne, i giovani, e possibilmente le minoranze.
Hillary
ha il sostegno del 63% degli elettori sopra i 65 anni d’età, che sono
utili perché vanno davvero alle urne. Il suo gradimento però scende al
28% fra le donne tra 18 e 24 anni, e al 30% in generale fra gli under
30. Inoltre solo il 33% dei bianchi e il 41% dei laureati sceglie lei,
contro il 75% degli afroamericani. Con gli indipendenti, infine, è molto
debole, e se nelle primarie hanno avuto un ruolo minore, a novembre
saranno decisivi. Se Clinton non risolverà questi problemi, magari
proprio con l’aiuto di Sanders e del presidente Obama, la sua coalizione
potrebbe non risultare abbastanza ampia per vincere.
Trump ha il
47% dei voti degli uomini, ma ha solo il 28% delle donne, che
rappresentano la maggioranza dell’elettorato. Il 47% degli americani che
guadagnano meno di 25.000 dollari all’anno è con lui, cioè i più poveri
ostili alla globalizzazione, ma il gradimento scende al 29% fra i
laureati e al 29% fra i millennials, e precipita tra il 4 e il 10% fra i
neri. Donald ha attirato alle urne molti indipendenti e molti
astensionisti, pescando nel 50% di elettori che non va a votare, e
questo gli consente di cambiare la mappa e sorprendere gli analisti. Per
avere una possibilità solida di vincere, però, deve allargare la sua
coalizione oltre i bianchi emarginati e risentiti.