giovedì 5 maggio 2016

La Stampa 5.5.16
“Tradita” dalle donne- Sanders mette a nudo i punti deboli di Hillary
La sconfitta in Indiana non toglierà alla Clinton la nomination. Snobbata anche da giovani e bianchi
di Francesco Semprini

Nulla ostacola il cammino di Hillary Clinton verso il voto per il rinnovo della Casa Bianca del prossimo 8 novembre; anzi la candidata democratica sembra proiettata alla vittoria di Usa 2016 con un solido vantaggio rispetto all’unico repubblicano rimasto in gara, Donald Trump. Eppure, mentre il candidato del Grand Old Party incassa a mani basse vittorie in ogni angolo del Paese, l’ex First Lady deve ancora una volta concedere l’onore della vittoria al suo unico rivale, Bernie Sanders. Il senatore socialista espugna l’Indiana dopo le precedenti vittorie in diversi Stati del Midwest, forte di un elettorato democratico sempre più distante della Clinton. Hillary ha perso per colpa dei «soliti noti», i maschi bianchi, i giovani e soprattutto i liberal della sinistra democratica che ben poco sentono di aver in comune con una candidata troppo vicina a Wall Street.
Quanto accaduto martedì è quindi una conferma di quello che sta avvenendo in casa Dem, ma che evidenzia una serie di aggravanti per Hillary, secondo i politologi. Questa volta anche le donne bianche (componente molto ampia dell’elettorato democratico in Indiana) hanno tradito la Clinton schierandosi per il 56% con Sanders, il 12% in più rispetto al passato. Il senatore è inoltre riuscito a conquistare il 34% dei voti «senior», ovvero più anziani, e ha ulteriormente rafforzato i voti liberal in suo favore di oltre il 10%. Ha ottenuto inoltre le preferenze del 72% degli indipendenti, e il 64% dei bianchi con un titolo di studio inferiore alla laurea. Occorre dire infine che come accaduto ogni volta di fronte a un elettorato afro-americano numericamente inferiore, Hillary poco ha potuto fare dinanzi a Sanders. La vittoria in Indiana è del resto un riflesso del Dna dello Stato, come già visto in Wisconsin ma soprattutto in Michigan, due realtà dal tessuto socio-economico molto simile. Sia l’Indiana che il Michigan appartengono alla «Rust Belt», roccaforti del manifatturiero Usa che hanno accusato il maggior declino negli ultimi decenni. Entrambi sono caratterizzati da un elettorato di colletti blu (classe operaia) molto forte, lo stesso che è stato indebolito dalle recenti politiche anti-sindacali conservatrici.
Tutti e due hanno subito le maggiori perdite economico-commerciali a causa degli accordi di libero scambio. Clinton pertanto è proiettata verso l’incoronazione indiscussa alla Convention di Filadelfia di fine luglio, ma probabilmente orfana di una fetta di elettorato democratico non certo trascurabile. In questi tre mesi di primarie, la candidata non solo non è stata capace di attrarre nuovi elettori, ma potrebbe aver alienato del tutto una parte di voti dell’Asinello. Questo, ben inteso, non mette in dubbio il suo vantaggio in casa democratica, grazie anche ai superdelegati che le consentono di essere a un passo dal quorum di 2.383 grandi elettori. Ma rischia di rimettere in discussione la partita finale contro Trump, visto che una parte di elettorato democratico, lo zoccolo duro di Sanders per capirci, potrebbe optare per l’astensione nella corsa finale alla Casa Bianca. Oltre al fatto che nonostante Hillary sia favorita nei sondaggi contro Trump, per il 50%, dell’elettorato Usa - secondo una proiezione Cnn - il tycoon saprebbe gestire meglio la situazione economica del Paese. Ci sono altri due fattori: il marito Bill Clinton, presenza ingombrante sia per il suo passato presidenziale sia per il suo ruolo nella fondazione di famiglia. E lo scandalo email (l’uso del server privato per le comunicazioni ufficiali) ancora aperto che pesa sulla testa della Clinton come una spada di Damocle, poiché i repubblicani sono pronti a tirarlo fuori al momento opportuno in vista del voto di novembre.