mercoledì 4 maggio 2016

La Stampa 4.5.16
Non si può dire il Dio di Eckhart
di Claudio Gallo

Meister Eckhart chi era costui? A cercarlo su Google ci s’imbatte subito in Eckhart Tolle, guru tedesco che dal Canada insegna a concentrarsi sull’“adesso” per risolvere tutti i problemi.. Ma non è lui il nostro Eckhart, quello vero è un teologo domenicano vissuto a cavallo del XIII e del XIV secolo che predicava l’unione con il Dio ineffabile, di cui si può dire soltanto ciò che non è. Bollato come eretico, riscoperto nell’ottocento, è stato corteggiato da Hegel e da Heidegger. Se accendiamo la tv, scorriamo Buzzfeed, ci avventuriamo nelle classifiche dei libri, non troveremo una sola ragione per occuparcene. Questo dovrebbe già essere un potente motivo per farlo, tanto più che un’eroica casa editrice milanese La Vita Felice ha appena tradotto un classico degli studi sul domenicano: Teologia negativa e conoscenza di Dio in Meister Eckhart (pp 600, € 24,50) di Vladimir Lossky.
Lossky, esule parigino a vent’anni, in fuga dalla rivoluzione russa, è stato uno dei più importanti teologi ortodossi del Novecento, autore di numerosi trattati che indicano l’essenza del cristinesimo orientale nell’unione con il divino. Naturale l’ interesse per Eckhart che divenne l’argomento della sua tesi di laurea alla Sorbona con il grande filosofo e medievalista Etienne Gilson. Ma, come scrive Gilson nell’introduzione, Lossky morì sulle pagine del suo libro, che fu infatti pubblicato postumo.
Teologia negativa è un libro difficile perché Eckhart non è solo, come spesso lo si ritrae, un mistico, ma anche un raffinato teologo che usa il linguaggio di San Tommaso pur non condividendone fino in fondo la filosofia. Oggi, la mancanza di tempo e l’iper-semplificazione forzata che snatura qualsiasi argomento ci fanno considerare i problemi dell’essere e del nulla manie da lunatici. Eppure, che lo vogliamo o no i temi cari al domenicano sono lì che ci aspettano, affascinanti, angoscianti e complicati, sotto la crosta fragile della vita meccanica.
Da teologo ortodosso, Lossky è principalmente intento a salvare l’originalità cristiana del pensiero di Eckhart di fronte agli influssi neoplatonici che altri studiosi considerano imprescindibili. L’inesprimibilità di Dio conduce però il pensiero ai confini del nulla, un paradosso colto a suo modo dal nihilismo contemporaneo nelle più recenti letture eckhartiane.Meister Eckhart chi era costui? A cercarlo su Google ci s’imbatte in Eckhart Tolle, guru tedesco che insegna a risolvere i problemi concentrandosi sull’«adesso»... ma non è lui. Quello vero è un teologo domenicano vissuto tra il XIII e il XIV secolo che predicava l’unione col Dio ineffabile, di cui si può dire soltanto ciò che non è. Sostanzialmente dimenticato dopo la morte, fu riscoperto nell’Ottocento, e poi corteggiato da Hegel e da Heidegger. Se accendiamo la tv, scorriamo Buzzfeed, ci avventuriamo nelle classifiche librarie, non troveremo un solo spunto per occuparcene. Questo dovrebbe già essere un potente motivo per farlo, tanto più che una coraggiosa casa editrice milanese, La Vita Felice, ha appena tradotto un classico degli studi sul domenicano: Teologia negativa e conoscenza di Dio in Meister Eckhart (pp 600, € 24,50) di Vladimir Lossky.
Lossky, esule parigino a vent’anni, in fuga dalla rivoluzione russa, è stato uno dei più importanti teologi ortodossi del Novecento, autore di numerosi trattati che indicano l’essenza del cristianesimo orientale nell’unione con il divino. Naturale l’interesse per Eckhart che divenne l’argomento della sua tesi di laurea alla Sorbona con il grande filosofo Etienne Gilson. Ma, come scrive Gilson nell’introduzione, Lossky morì sulle pagine del suo libro. Il volume fu pubblicato postumo. Teologia negativa è un libro difficile perché Eckhart non è solo, come spesso lo si ritrae, un mistico, ma anche un raffinato teologo che usa il linguaggio di san Tommaso pur non condividendone la filosofia. Oggi, la mancanza di tempo e l’iper-semplificazione che snatura qualsiasi argomento fanno apparire i discorsi sull’essere manie da lunatici. Eppure, che lo vogliamo o no, i temi cari al domenicano sono sempre lì ad aspettarci, affascinanti, angoscianti e complicati, sotto la crosta fragile della vita quotidiana.
Da teologo ortodosso, Lossky è principalmente intento a salvare l’originalità cristiana del pensiero di Eckhart di fronte agli influssi neoplatonici che altri studiosi considerano imprescindibili. L’inesprimibilità di Dio conduce però il pensiero ai confini del nulla, un paradosso colto, a suo modo, dal nihilismo contemporaneo nelle più recenti letture eckhartiane.