La Stampa 4.5.16
La rimonta di Trump
Ora è davanti a Hillary
Il magnate trionfa in Indiana, Clinton verso la vittoria su Sanders
di Paolo Mastrolilli
Donald
Trump vince le primarie in Indiana e per la prima volta scavalca
Hillary Clinton in un sondaggio nazionale. La mappa degli stati che
portano alla Casa Bianca però continua a favorire l’ex First Lady, verso
un altro successo su Sanders.
Trump inseguiva il successo in
Indiana per dare il colpo di grazia a Ted Cruz. Oltre a definirlo un
bugiardo congenito, stavolta Donald ha tirato in ballo anche il padre
del senatore del Texas, immigrato da Cuba, accusandolo di aver aiutato i
complottisti che avevano ucciso John Kennedy a Dallas. Cruz ha risposto
dicendo che il costruttore è «un mentitore e un narcisista patologico».
A questo punto, però, pochi credono che la strategia del senatore del
Texas di puntare sulla convention contestata possa fermare Trump.
Sul
fronte democratico Bernie Sanders ha tentato in Indiana una ultima
sorpresa, per interrompere la serie delle recenti sconfitte e rilanciare
il suo obiettivo della convention contestata, ma stando ai primi
risultati, avrebbe fallito.
La previsione più diffusa tra gli
analisti resta quella di una sfida a novembre fra Trump e Clinton, e su
questo si stanno concentrando le due campagne. Due giorni fa un
sondaggio della Rasmussen ha dato per la prima volta Donald davanti a
Hillary a livello nazionale, 41 contro 39%. La maggioranza dei
rilevamenti però vede ancora in vantaggio la democratica, con una media
di 7,3 punti, secondo i calcoli fatti da RealClearPolitics.
Questi
sono indicatori importanti, che in genere convergono mano a mano che ci
si avvicina al voto, ma il sistema elettorale americano prevede che per
arrivare alla Casa Bianca bisogna vincere i singoli 50 stati. Sono i
successi negli stati, infatti, che assegnano i “voti elettorali”, e per
diventare presidente bisogna conquistarne almeno 270. Questa mappa
decisiva, secondo il Washington Post, favorisce ancora Clinton. Per
arrivare alla soglia magica di 270 voti elettorali, infatti, lei
dovrebbe vincere solo i 19 stati più il distretto federale di Washington
che tutti i candidati presidenziali hanno vinto dal 1992 ad oggi,
inclusi quelli che poi hanno perso le elezioni, come Gore e Kerry. A
questi 19 stati poi le basterebbe aggiungere la Florida, dove secondo
l’ultimo sondaggio è avanti di 13 punti rispetto a Trump e di 9 rispetto
a Cruz, per chiudere la partita. In sostanza, Hillary potrebbe
permettersi di perdere regioni chiave come Ohio, Virginia, North
Carolina, New Hampshire, New Mexico, Colorado, Iowa, dove Obama aveva
fatto generalmente bene almeno una volta, ed andare lo stesso alla Casa
Bianca. L’importante sarebbe conservare la Florida, e altri stati
potenzialmente ballerini come Pennsylvania, New Jersey o Wisconsin.
Questo perché i repubblicani hanno un problema demografico epocale,
vincendo solo in stati poco popolati e tra i bianchi, che in molte
regioni del paese non sono più maggioranza. A meno che Trump non
sorprenda tutti, trascinando alle urne elettori astensionisti che non
votavano più da anni.