La Stampa 3.5.16
Raggi: “Roma non paghi i debiti. Le banche devono ristrutturarli”
La candidata M5S a Micromega: “Se non ci stanno, rovesciamo il tavolo”
di Jacopo Iacoboni
Se
Virginia Raggi dovesse essere eletta sindaco a Roma, uno dei punti
principali che ha inserito nel suo programma sarà non pagare il
sostanzioso debito del Comune (14 miliardi, la gran parte verso le
banche), e chiedere che venga ristrutturato, dopo un attento audit sulla
sua configurazione. È la stessa candidata romana del Movimento 5 Stelle
ad annunciare la mossa, dirompente sia da un punto di vista politico,
sia simbolico - l’idea di non pagare i debiti farà molto discutere - in
un’intervista esclusiva a Micromega che sarà pubblicata oggi.
«Vogliamo
ristrutturare il debito di Roma, un debito che è principalmente
finanziario e nei confronti delle banche», attacca senza giri di parole.
E spiega in questo modo i passi e le modalità tecniche di questo
annuncio di non-pagamento: «Il debito è nato per l’indebitamento di Roma
Capitale verso fornitori e soggetti vari, pensi che un miliardo
riguarda le indennità da esproprio per i mondiali di calcio di Italia
‘90... C’è poca chiarezza. A nostro avviso bisognerebbe capire perché
sono stati contratti quei debiti. Quindi interrogarsi sulle
responsabilità e sui tassi di mutuo - se sono regolari o meno - e infine
trovare il modo per rinegoziare il debito con gli istituti di credito».
La
«rinegoziazione» era stata finora una parola tabù, ma Raggi lo rompe:
«Da sindaco avanzerei l’ipotesi di un audit sul debito e pretenderei di
entrare nella gestione commissariale, ormai priva di qualsiasi
possibilità di controllo malgrado tutti i cittadini italiani paghino per
ripianare questo debito. È possibile che nessuno possa entrare? Non è
un tema soggetto a segreto di Stato». Le banche naturalmente si
opporranno? «Hanno paura - e hanno ragione - che scopriamo la verità e
rovesciamo il tavolo», sostiene Raggi. Tronca e i subcommissari «non
hanno ritenuto importante analizzare e approfondire la composizione di
tale debito pur essendo una spada di Damocle per l’amministrazione della
città: un mutuo che finiremo di pagare tra il 2040 e il 2048 a tranche
di 500 milioni l’anno».
Raggi lancia un messaggio molto duro, a
parole, anche ai palazzinari romani: «Roma non può essere ulteriormente
devastata dal cemento. Consumo di suolo zero, basta. L’Istat ci dice che
ci sono oltre 100mila appartamenti tra sfitti e invenduti quindi non
c’è fame di nuove case. Caso mai ci sarà fame di occupare quelle già
esistenti. L’industria e il settore edilizio che è uno dei più operosi
nella Capitale non va bloccato ma riconvertito in maniera sostenibile e
compatibile con l’ambiente».
Glissa, la Raggi, sulla sua
frequentazione dei mondi della destra romana. Dice solo «ho sempre
votato a sinistra». Però la sua declinazione di legalità non è molto di
sinistra. Sulle occupazioni di case da parte dei poveri: «Perché
tollerare un’occupazione a fronte di una persona che ha lo stesso
diritto e si mette pazientemente in lista ad attendere?». E sui centri
sociali: «Sono da ricondurre anche qui nell’alveo di una legalità».
Virginia
Raggi cita come suoi miti San Suu Kyi, Martin Luther King e Gandhi. E
Previti che ci fa, lì in mezzo? «Mi stanno fossilizzando per un passato
professionale», glissa.