martedì 3 maggio 2016

La Stampa 3.5.16
Sfida tra Khan e Goldsmith
La City si prepara al primo sindaco musulmano
Giovedì le elezioni, il laburista parte favorito
Sullo sfondo conflitti religiosi e crisi degli alloggi
di Alessandra Rizzo

Uno è il figlio di un conducente d’autobus pachistano cresciuto in una casa popolare, l’altro un etoniano erede di una fortuna miliardaria. Entrambi sono candidati a sindaco di Londra, e il laburista Sadiq Khan parte favorito contro il conservatore Zac Goldsmith: salvo sorprese, la capitale britannica si sveglierà venerdì mattina con il primo sindaco musulmano della sua storia.
Khan è il volto della Londra moderna, una metropoli multietnica e multiculturale dove si parlano 300 lingue (o così vuole la leggenda), dove i residenti «britannici non-bianchi» sono la maggioranza e un abitante su otto è musulmano. La sua è una «success story» da antologia: cresciuto con sette fratelli nel quartiere popolare di Tooting, in cui ancora vive, papà emigrato da Karachi, mamma sarta, Khan, 45 anni, è stato avvocato nel campo dei diritti umani e nel 2005 è stato eletto deputato. «Voglio diventare sindaco per dare a tutti i londinesi le possibilità che la città ha offerto a me», dice.
Goldsmith, al contrario, è esponente dell’establishment patrizio che ha dato al Paese molta della sua classe dirigente. Figlio del defunto Sir James, finanziere e politico euroscettico, è cresciuto in una villa settecentesca e ha studiato a Eton, da cui è stato espulso per aver fumato marijuana. Ambientalista convinto, 41 anni, sposato con una Rothschild, è tra i più ricchi del Parlamento. «Sono quel che sono», ha detto. «Il mio background conta solo per coloro ai quali non piaccio». Se vincesse, sarebbe il secondo sindaco Tory etoniano e molto «posh» dopo Boris Johnson, del quale però non ha il carisma.
Se le storie personali sono diversissime, non così i programmi, entrambi concentrati sulla promessa di risolvere la crisi degli alloggi in una metropoli di otto milioni e mezzo di abitanti che cresce a ritmi altissimi. Una differenza importante riguarda il referendum del 23 giugno, con Khan contrario alla Brexit e Goldsmith favorevole. Ma se n’è parlato poco in una campagna elettorale dominata dai temi, delicatissimi, di religione e identità. Goldsmith ha accusato il rivale di essere vicino ad ambienti estremisti islamici. Khan, che pubblicamente ha sempre preso una posizione netta contro l’estremismo, ha ammesso di aver incontrato personaggi discutibili nel suo passato di avvocato, senza per questo condividerne il messaggio. Ha ribattuto accusando Goldsmith di seminare paura e divisioni, in un momento in cui l’allerta per il rischio attentati è altissima, dopo Parigi e Bruxelles, e con il ricordo degli attacchi del 2005, in cui morirono 52 persone, ben presente nella memoria dei londinesi.
In attesa del cruciale referendum sulla Brexit, che domina il dibattito politico, giovedì si vota non solo nei comuni inglesi, ma anche in Scozia e Galles. È il primo test significativo per il segretario laburista Jeremy Corbyn, alle prese con la bufera sul presunto antisemitismo nel partito. Gli analisti si aspettano una batosta, e una vittoria nella sfida più prestigiosa darebbe a Corbyn una boccata d’ossigeno.
Khan è favorito dai sondaggi e dai bookmakers, ma si deve guardare dal rischio astensionismo. E la polemica scatenata proprio dall’ex sindaco di Londra Ken Livingstone, che ha associato Hitler al movimento sionista, potrebbe costargli cara. Lui giura: «Se sarò eletto, sarò il sindaco di tutti».