La Stampa 3.5.16
Renzi: via alla campagna per il sì
Boschi testimonial, 10mila comitati
Referendum costituzionale, volontari “modello testimoni di Geova”
Per il ministero dello Sviluppo economico ha scelto Chicco Testa
di Carlo Bertini
La
campagna dei cinque mesi 15 maggio-15 ottobre assume un profilo
militaresco, strategia e tattica studiate al millimetro perché la posta è
troppo alta e perché la battaglia finale si disputerà dopo una tornata
di comunali ad alto rischio: la prima data fatidica dunque è il 15
maggio, lì partiranno i 10 mila comitati per il sì al referendum
costituzionale, dalle dieci alle cinquanta persone l’uno, «una
gigantesca campagna porta a porta, casa per casa» con decine di migliaia
di volontari. Che nei voleri del premier e della sua squadra d’assalto
dovranno entrare nelle case degli italiani, sul «modello testimoni di
Geova», scherza un dirigente, «per darti una brochure e spiegarti perché
va votata la riforma». Insomma se è vero quello che dice il premier che
«dopo due anni di cambiamento radicale la sfida più grande parte
adesso»; se è vero che lui ci mette la faccia e si gioca la pelle - «io
sono in prima fila», garantisce con piglio da comandante in campo -
nella sua war room si sta mettendo a punto tutto, fino all’ultimo
dettaglio: dal format stile primarie 2012, con Renzi che dopo aver
venduto il sè stesso rottamatore oggi vende quanto fatto nei due anni al
governo, al tour dei teatri italiani e sequenza di uscite tivù; fino al
profilo che avrà la Boschi eretta a testimonial della sua riforma, che
testerà nel suo giro d’Italia la tenuta del suo gradimento dopo gli
scossoni di questi mesi dovuti all’affaire banca Etruria.
Testimoni di Geova
«Noi
scegliamo di andare a vedere da che parte sta la gente. Io ho bisogno
che ci siano 10 mila comitati in tutta Italia perché ora diventa un
bivio tra l’Italia che dice sì e quella che dice solo no», dice il
premier nella rampa di lancio scelta per dare il “la”, il teatro
Niccolini di Firenze. I fedelissimi in prima fila, il «giglio magico»
dei Lotti, Bonifazi, Ermini, Parrini, è caricato al massimo e lui non li
delude. Ad un certo punto mostra una spilla, «tacchino e felice di
esserlo», regalo del senatore Esposito del Pd, un modo per dire che i
pennuti sono pronti a finire in tavola il giorno del ringraziamento:
alias i politici accettano di ridursi le poltrone abolendo il Senato
eletto e quindi danno il buon esempio a tutto il paese. È solo uno dei
refrain della campagna del referendum costituzionale, Renzi li sta
analizzando meticolosamente con il guru della comunicazione Jim Messina
che seguì la campagna di Obama nel 2012. Un sequel di parole chiave,
studiate per far presa e con uno scopo preciso: far capire ai cittadini
come cambia la loro vita, quale impatto la riforma avrà sulle loro
esistenze, che benefici possono avere da un sistema istituzionale più
snello. Eccone alcune: «Porteremo gli italiani a votare per dire sì al
futuro e no alla vecchia politica». Oppure: «Per scegliere se rimettere
le lancette indietro di due anni!». E ancora: Finalmente con questa
riforma non ci sono più senatori. La politica ha indicato la strada!
Aspettiamo il giorno in cui saranno gli altri a farlo, sindacati,
associazioni di categoria». Applausi e ovazione come quando cita il
partigiano Sarti presente in sala per dire che le radici della
Costituzione affondano nella Resistenza. Un assaggio della campagna dei
cinque mesi. Racconta chi non usa giri di parole, tratto comune nel giro
renziano, che il vero timore però è un altro: non tanto quello del
referendum in sè perché le armi per vincerlo sono molte e tutte cariche;
quanto del modo in cui ci si arriverà, se indeboliti o meno dalle
amministrative che sono un terno al lotto.
Unioni e nuovo ministro
E
non è un caso che Renzi mostri proprio in questa sede la sua
determinazione a portare a casa legge sulle unioni civili con la fiducia
alla Camera l’11 maggio: un modo per avere una bandiera da sventolare
con l’elettorato più di sinistra in tempo utile per le urne del 5 e 19
giugno. Avanti tutta sulla legge che dà un profilo di sinistra al
governo, mentre la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo, cioè del
prescelto Chicco testa, arriverà in settimana.