La Stampa 30.5.16
Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr,
“Duemila morti ma la situazione può peggiorare. Serve l’asilo Ue”
Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, stiamo assistendo a migliaia di sbarchi: cosa sta succedendo? Col bel tempo si intensificano i flussi?
«A oggi le nostre stime sono di circa 46.100 arrivi in Italia, in linea con i numeri dell’anno scorso. Purtroppo, contando gli ultimi giorni, arriviamo a oltre duemila morti da inizio anno. Una tragica normalità che non ha nulla di normale».
Almeno 700 morti nell’ultima settimana, una cifra enorme.
«E la situazione potrebbe peggiorare, se continuano queste modalità di partenza dei barconi: questa settimana è stata particolarmente devastante per quello, troppe barche in punti diversi, per i soccorsi è stato un incubo. E abbiamo assistito a un fenomeno dalla Libia che si è intensificato».
Cioè?
«Oltre ai gommoni, abbiamo riscontrato un numero maggiore di barconi da pesca stipati fino all’inverosimile, 500-550 persone».
Sono arrivate anche barche dall’Egitto: si sta aprendo una nuova rotta?
«No. Non è escluso che avvenga, ma non è così al momento. La grande prevalenza arriva dalla Libia».
Arrivano dalla Libia perché s’è chiusa la rotta balcanica?
«No. Questi flussi non sono da mettere in relazione con la rotta balcanica. E lo dimostrano le nazionalità diverse».
Chi deve intervenire?
«Questa è una crisi globale. Tutti dovrebbero intervenire. L’Europa deve muoversi velocemente con un piano di investimenti nei Paesi africani. E poi bisognerebbe aprire vie sicure per i rifugiati».
Si spieghi meglio.
«Prioritario è individuare posti in cui i rifugiati possano essere accolti, in Europa e altrove, e aprire canali regolari per raggiungerli. Ma poi c’è anche il tema delle migrazioni economiche: anche per loro è importante aprire vie regolari per venire a cercare lavoro».
Com’è il Migration compact?
«Si muove nella direzione giusta proprio perché propone investimenti nei Paesi di origine».
Come giudica invece l’accordo con la Turchia?
«Quell’accordo sarebbe potuto non esistere se si fossero applicate le decisioni europee del 2015 (sulla redistribuzione dei migranti, ndr.), ma molti Stati non hanno fatto la loro parte. Ora quest’accordo presenta varie problematicità».
Avete fatto stime dei flussi nei mesi a venire?
«É difficile fare stime. Crediamo che un aumento sulla rotta Libia-Italia ci possa essere, ma non un drammatico aumento improvviso».
Come si comporta l’Italia?
«L’Italia ci ha messo tanto a uscire da una fase di emergenza, ma ora sta facendo un grande lavoro. È impensabile però che possa fare tutto da sola: l’asilo e l’accoglienza devono diventare veramente europei».