sabato 28 maggio 2016

La Stampa 28.5.16
L’ecatombe del Mediterraneo
“In tre giorni più di 500 morti”
Ieri nuovo naufragio. I soccorsi guidati dalla Marina: “Recuperati 45 corpi” Centinaia i dispersi. Al largo della Libia sedici interventi in un solo giorno
di Guido Ruotolo

Ancora un naufragio, e siamo a tre in tre giorni. Corpi imprigionati nelle stive delle imbarcazioni che si capovolgono o che affondano. Corpi che galleggiano in mare. I sopravvissuti parlano di centinaia di dispersi, di centinaia di migranti affogati. Decine le testimonianze raccolte dai funzionari della Polizia di frontiera: «Ero partito con mio padre. Non lo trovo più». «Io con mia moglie», «Dov’é mio figlio?».
Terribile il Mediterraneo, trasformato in un cimitero della speranza e di un possibile futuro per intere generazioni di migranti. Nonostante lo straordinario impegno dei nostri uomini di mare, solo poche salme sono state recuperate.
La notizia ha cominciato a circolare nel primo pomeriggio: a 35 miglia dalle coste libiche una imbarcazione è semi-affondata. Sono stati recuperati 135 migranti e 45 salme. I testimoni dicono che su quella imbarcazione erano saliti in 346. Insomma, i dispersi sarebbero duecento.
Le operazioni di soccorso sono state affidate alla nav Vega della Marina militare. L’ufficio stampa della Marina alle sei del pomeriggio ha twittato la notizia delle operazioni di soccorso di un natante semi-affondato, e che erano stati salvati oltre 130 migranti. Alle otto di sera, l’ufficio stampa della Marina faceva sapere che le operazioni erano ancora in corso.
Sono attesi stamani a Taranto (uno dei quattro hotspot funzionanti) 706 migranti, quasi la metà eritrei (302), seguiti dai nigeriani (239). In parte sono sopravvissuti ai primi due naufragi. Con loro sbarcheranno anche quindici salme.
C’è quasi un pudore da parte degli «uomini di mare» nel confermare le tragedie. Come se fosse un gesto di rispetto per i morti, per quelle vite diventate numeri. O di ammissione di colpa (ingiustamente) per non essere riusciti ad evitare le tragedie.
L’unico metro per capire l’entità dei naufragi sono le dimensioni delle imbarcazioni o dei gommoni che viaggiano sempre carichi all’inverosimile. Ieri, per esempio, su ogni gommone c’erano circa 120 migranti. E se da un barcone capovolto vengono tratte in salvo solo 77 persone (come è accaduto giovedì), «le vittime del naufragio potrebbero essere trecento, come ipotizzano alcuni sopravvissuti». E cento potrebbero essere i morti del naufragio di giovedì, quando decine di migranti sono stati salvati e gli uomini della Guardia costiera hanno recuperato cinque corpi senza vita.
Insomma, in tre giorni le vittime dei tre naufragi potrebbero essere state oltre cinquecento. «Purtroppo - spiega chi conosce bene la materia - i numeri dei migranti che occupano ogni gommone sono standard, da 100 a 120 a viaggio, come lo sono quelli dei barconi, da 400 a 600».
Quella di ieri è stata un’altra faticosa e sofferente giornata, per gli uomini di mare. Duemila o poco meno è il numero dei migrati salvati ieri. Che si aggiungono ai tremila dell’altro giorno e ai seimila dei giorni precedenti.
Nella sala operativa della Guardia costiera i tracciati di ogni imbarcazione danno una immagine di «sovraffollamento» Nello specchio di mare di fronte alla Libia. Si vedono gli assetti navali delle diverse operazioni militari e di polizia in corso (Frontex, Mare Sicuro, e il dispositivo europeo contro i trafficanti di migranti); le imbarcazioni della Guardia Costiera e della Finanza. E i mercantili e rimorchiatori civili. Tutti, in caso di emergenza, sono mobilitati per salvare vite umane.
E ieri, questa flotta arcobaleno salvavite è stata impegnata in sedici operazioni di soccorso. Quattro i mezzi della Guardia costiera, tre navi della Marina militare, tre rimorchiatori d’altura, due imbarcazioni di organizzazioni non governative (Ong). E anche un mercantile.
Dunque, stamani a Taranto sbarcheranno 706 migranti. Molti chiederanno la protezione umanitaria. E saranno così ospitati nei centri di accoglienza. Una rete di associazioni, comuni, organizzazioni no profit che ospita i richiedenti asilo. Oggi, complessivamente sono 115.985.
Il dato preoccupante è il numero delle domande di asilo bocciate. Solo a febbraio, il 67%, il 68% a marzo. Il 2015 si era chiuso con il 58% di richieste bocciate (41.503 immigrati). È vero che i bocciati possono presentare appello, conquistando almeno un anno di tempo. Ed è anche vero che vengono considerate bocciate le domande di chi non si presenta davanti alla commissione perché magari, nel frattempo, ha abbandonato l’Italia. Ma resta il dato che se queste percentuali venissero confermate noi ci troveremmo nei prossimi mesi con settantamila richiedenti asilo diventati migranti irregolari, clandestini.
In queste settimane si sono moltiplicati i voli charter diretti al Cairo (l’ultimo è partito venerdì). Migliaia di rimpatri forzati. Uno strumento necessario ma non sufficiente a garantire che sia la valvola di sfogo della «pentola a pressione» che rischia di diventare l’Italia se il flusso migratorio dovesse continuare ad avere questa dimensione (i numeri di quest’anno sono simili a quelli dell’anno scorso).