Repubblica 28.5.16
La mobilità è un diritto da difendere
TITO BOERI
Dal 2 al 5 giugno a Trento si parlerà di territorio, di come la crescita economica si concentra in alcune aree e della mobilità fra regioni e Paesi con livelli di reddito pro capite diversi tra di loro. Il tema di quest’anno è collegato a quello della passata edizione del Festival. Allora si parlò di mobilità sociale. In una geografia economica del mondo in cui la crescita è concentrata in alcuni Paesi e aree urbane, mobilità sociale e territoriale sono due facce della stessa medaglia. Chi ha la sfortuna di nascere nei Paesi del sottosviluppo spesso non può che spostarsi per cercare di realizzare le proprie aspirazioni. Anche nell’ambito di Paesi sviluppati mobilità sociale e territoriale sono fortemente interconnesse. Ho confrontato i contributi versati all’Inps, dunque le pensioni future, delle persone nate nel 1980 in Italia tra chi lavora nello stesso comune in cui è nato e chi, invece, ha cambiato residenza. Chi si sposta ha mediamente il 6-7% di montante contributivo in più di chi rimane nel luogo in cui è nato. Il “premio” associato alla mobilità è più forte per le donne e per chi è nato nel Mezzogiorno.
Questo è uno dei motivi che oggi rendono la libera circolazione delle persone e dei lavoratori in Europa così importante. I giovani, i lavoratori più mobili, la devono difendere coi denti di fronte agli attacchi dei populisti che vorrebbero tornare al passato erigendo muri tra Paesi dell’Unione. Ma la libera circolazione va governata, garantendo la piena portabilità dei diritti alle prestazioni sociali contributive da un Paese all’altro e prevenendo gli abusi. Per questo sarebbe importante introdurre in Europa un numero di sicurezza sociale che valga per tutti i Paesi. Quest’anno daremo particolare attenzione anche al modo con cui l’Europa sta affrontando (forse dovremmo dire non sta affrontando) il problema dei rifugiati. Può essere un’opportunità per meglio utilizzare il patrimonio abitativo e per arrestare il degrado di molte periferie. Come al solito ospiteremo non solo economisti, ma anche urbanisti, demografi e sociologi esperti di processi di agglomerazione. Daremo spazio a chi ha, o ha avuto in passato, un ruolo attivo nel governo di questi territori, consapevoli che la crescita rapida o il declino di un’area pongono complessi problemi di governance, non solo a livello locale.