giovedì 26 maggio 2016

La Stampa 26.5.16
Email-gate, tegola su Hillary
“Ha violato le procedure”
Il Daily Telegraph attacca Trump: “Frode al fisco da 50 milioni di dollari”
di Francesco Semprini

Alle coincidenze è difficile credere quando in ballo c’è la poltrona di presidente degli Stati Uniti. Ed ecco allora che trascorsa un’ora dalla pubblicazione del rapporto sull’email-gate da cui Hillary Clinton esce piuttosto malconcia, dall’altra parte dell’Atlantico arriva la tegola in materia di fisco sul capo del rivale repubblicano Donald Trump.
Partiamo da Hillary Clinton, rea di aver utilizzato un server di posta elettronica privato per la corrispondenza relativa all’adempimento dei suoi doveri quando era segretario di Stato. Una violazione delle procedure stabilite dal regolamento interno, secondo l’ispettorato generale di Foggy Bottom, l’osservatorio indipendente che ha presentato ieri al Congresso l’attesa relazione di 78 pagine. Il rapporto, redatto sotto il coordinamento di Steve Linick, l’ispettore generale nominato ad hoc dal presidente Barack Obama, individua un’ulteriore responsabilità della Clinton legata alla mancanza di informazioni relative a diversi mesi alla guida del dipartimento di Stato.
«I dipendenti devono usare i sistemi informativi autorizzati per svolgere le funzioni ordinarie, utilizzi diversi mettono a rischio la sicurezza dei sistemi informativi», sottolinea il rapporto. Responsabilità simili - precisa - riguardano anche quattro predecessori di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato, tra cui Colin Powell e lo staff di Madeleine Albright.
Il rapporto non raccomanda l’adozione di provvedimenti a carico della Clinton o dei suoi predecessori, ma l’ex segretario di Stato potrebbe dover rendere conto all’Fbi che sta indagando sulla vicenda, e forse potrebbe dover testimoniare alla Camera come richiesto da una lobby di conservatori. E soprattutto Hillary ha sempre affermato che il regolamento le consentiva l’utilizzo di email private nell’esercizio delle sue funzioni, e che la scelta di non utilizzare l’account «@state.gov» era per non «portarsi dietro due smartphone». Esattamente il contrario di ciò che è previsto dal regolamento, regolamento che la Clinton non poteva non conoscere.
Colpita Hillary, la lancetta dei minuti compie a malapena un giro di quadrante che il britannico «Daily Telegraph» parte con un affondo su Trump: un investimento di circa 50 milioni di dollari «mascherato» da prestito per non pagare le tasse al fisco Usa. L’accusa si basa su un documento firmato nel 2007 da Trump ed emerso nel corso di un’azione legale degli ex dipendenti di Bayrock Group, società partner del miliardario che ha compiuto l’operazione con la islandese Fl Group. Un colpo che porterebbe a galla una delle presunte (e per ora mai provate) evasioni fiscali compiute da Trump.
«Un colpo a salve» sostengono però alcuni esperti legali, secondo cui è improbabile che l’Irs, il Fisco Usa, possa provare illeciti a carico del miliardario, perché l’operazione è stata condotta fra le due società.