Corriere 26.5.16
L’Europa conciliante che non boccia la Polonia
di Maria Serena Natale
«Compromesso
in vista». Una stretta di mano chiude la prima verifica sullo stato di
salute della democrazia polacca. Bruxelles manda a Varsavia il
vicepresidente della Commissione Frans Timmermans e certifica lo spirito
costruttivo del governo conservatore di Beata Szydlo. All’origine delle
tensioni, le riforme che in pochi mesi hanno rafforzato la presa sulle
istituzioni del partito di maggioranza guidato da Jaroslaw Kaczynski, a
partire dalla Corte costituzionale. Dopo la campagna a tappeto in difesa
della «sovranità nazionale» dalle ingerenze di un’Europa paragonata ai
dominatori stranieri del passato, l’esecutivo accetta di rivedere in
parte le nomine dei nuovi giudici contestate dall’opposizione liberale.
La
procedura di monitoraggio resta aperta, la Polonia rischia ancora di
perdere il diritto di voto in sede Ue, ma qualcosa è cambiato. Dietro il
nuovo approccio con Varsavia si profila un riposizionamento dell’Europa
che rinuncia all’ostracismo per inglobare le forze contrarie
all’integrazione e attenuarne la carica dirompente. Effetto dell’onda
euroscettica e antisistema che sta ridefinendo gli equilibri del
continente e ha appena portato il candidato della destra radicale a un
passo dalla presidenza austriaca.
Pragmatismo o debolezza?
Ridimensionata la leadership della Germania merkeliana, più defilata in
vista delle elezioni del 2017, la Ue procede per esperimenti, tentativi,
minacce a vuoto. Finora l’approccio conciliante non ha dato risultati
brillanti con l’ungherese Viktor Orbán né con il turco Recep Tayyip
Erdogan — che sull’immigrazione continua ad alzare la voce. Disinnescare
le crisi, dice Timmermans, «è nell’interesse di tutti»: la linea è
disturbata, ma il dialogo continua .