La Stampa 26.5.16
Aborto, l’Europa all’Italia: “La 194 resta inapplicata”
Violato il diritto alla salute La motivazione con cui il Consiglio d’Europa ha accolto i ricorsi presentati dalla Cgil
Le femministe sul piede di guerra alla Lorenzin: ci dica da che parte sta
di Maria Corbi
Ancora
una volta n Europa, ancora una volta per la legge 194. Sono passati 40
anni dalla legalizzazione dell’aborto, ma le donne continuano a lottare,
e a dividersi. Due ricorsi in Europa danno ragione a chi sostiene che
in Italia interrompere la gravidanza è ancora un percorso a ostacoli.
Mentre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in Parlamento, pochi
giorni fa, ha raccontato una storia diversa, una diminuzione del ricorso
alla Ivg e quindi il successo dell’applicazione della legge. Ma le
femministe italiane, e i medici non obiettori riuniti nella Laiga
contestano questa visione in rosa e scendono sul piede di guerra
iniziando da una conferenza stampa, oggi, presso la «Casa internazionale
delle donne» (moderata da Laura Valentini) per denunciare una
situazione grave che vede, in Italia, 7 medici obiettori su 10. Numeri
per cui l’11 aprile il comitato europeo dei diritti sociali, organismo
del Consiglio d’Europa ha stabilito (su ricorso presentato dalla Cgil)
che l’Italia «viola il diritto alla salute delle donne» che vogliono
abortire e che devono scontrarsi con «notevoli difficoltà».
Il 24
maggio un delegato del ministro ha illustrato in Europa, agli esperti
sulle questioni sociali e sanitarie, le sue ragioni. Ma nell’attesa
della risposta del comitato tecnico (che potrà pronunciarsi con una
risoluzione indirizzata all’Italia perchè provveda a organizzare la
pratica dell’aborto in modo più efficiente), «le donne continuano a non
essere garantite«, dice Silvana Agatone , presidente della associazione
dei medici non obiettori. Oggi, insieme a diverse sigle femministe e
alla Cgil, durante la conferenza porranno una domanda precisa: «Il
ministro Lorenzin spieghi cosa intende per tutela dell’embrione. La
legge 194/78 non si tocca». Perchè non è sfuggita la frase del ministro
durante la sua risposta in Parlamento il 4 maggio scorso. «La 194 è
finalizzata a garantire il diritto alla procreazione cosciente e
responsabile nonché a riconoscere il valore sociale della maternità e la
tutela della vita umana dal suo inizio». Parole pericolose, secondo le
femministe, che potrebbero mettere in discussione il diritto delle donne
(secondo la Lorenzin non è un diritto, ma una possibilità) a decidere
sulla loro maternità. In un momento storico in cui, fanno notare le
organizzatrici della conferenza stampa, «c’è l’avanzata a livello
mondiale di gruppi anti aborto».
«ll ministro ha portato in Europa
le sue mappe, che non corrispondono alla situazione reale», spiega la
Agatone. «I dati del ministero vengono elaborati in base alle schede che
ogni medico che pratica un aborto deve spedire all’Istat. Si contano le
Igv effettuate, ma non la domanda. E logica vuole che se i medici
obiettori diminuiscono, diminuiscono anche gli aborti legali». Ci sono
province in Italia dove è complicato trovare un posto letto per
interrompere la gravidanza. A Iesi, nelle Marche, qualche anno fa quando
l’unico medico non obiettore andò in pensione le donne sono rimaste
solo fino a che «non si sono rivoltate». E anche in questi giorni ci
sono province in Italia che rischiano di rimanere senza un luogo sicuro
dove le donne possono interrompere la gravidanza. «A Iesi quando l’unico
obiettore è andato in pensione non ci sono stati aborti, nessuna scheda
è arrivata all’Istat. Ma possiamo pensare che le donne hanno smesso di
abortire in quel periodo? La verità è che se non monitoriamo la domanda
non avremo dati certi», fa notare Agatone.
Secondo la Lorenzin ci
sono meno aborti e quindi servono meno medici non obiettori. Secondo la
Agatone ci sono meno aborti legali perché ci sono meno medici. «Se
aumenta l’obiezione di coscienza la Lorenzin dice che tutto va bene, ma
il ragionamento non tiene», continua la presidente della Laiga. «La
verità è che aumentano gli aborti clandestini».