La Stampa 26.5.16
L’inesauribile Don Giovanni di Mozart
di Alberto Mattioli
Il
29 ottobre 1787 il mondo diventò un posto migliore dove vivere, benché
un po’ più inquietante. Quella sera, a Praga, debuttava Don Giovanni,
«dramma giocoso» di Lorenzo Da Ponte, musica di Wolfgang Amadé Mozart,
«opera delle opere» e capolavoro assoluto, anche di ambiguità. La sera
della prima è il titolo di un consigliabilissimo libro di Giorgio
Ferrari (La Vita Felice, pp. 197, € 14,50), sottotitolo «Mozart, Da
Ponte, Casanova e la nascita di Don Giovanni».
Ferrari non è un
musicologo né un critico musicale: di mestiere, fa l’inviato di guerra e
l’editorialista ad Avvenire. Infatti sa scrivere e soprattutto lo fa
pensando al lettore e non ad altri specialisti. Il suo reportage su
quella famosa sera, con tutti i relativi antefatti, non racconta nulla
di nuovo, ma lo racconta bene. Ed è documentato: Ferrari si fa leggere
anche perché ha letto tutto quel che doveva.
La variabile è
ovviamente Casanova. Che fosse alla prima del Don Giovanni, è possibile e
forse probabile; che abbia in qualche modo collaborato all’opera, è
pure possibile ma improbabile; che collaborare gli sarebbe piaciuto, è
certo, se nelle sue carte vennero trovate due varianti al libretto di Da
Ponte, decisamente peggiorative (fra parentesi: Da Ponte è uno dei
maggiori drammaturghi della letteratura italiana e Casanova uno degli
scrittori più divertenti, ma di quella francese).
È noto che della
genesi del Don Giovanni non sapremo mai tutto, e che troppi misteri
resteranno insoluti. Questo libro però ha due pregi. Il primo, di
riordinare i fatti con l’acribia di un giudice istruttore; il secondo,
di non prendere per fatti delle supposizioni, anche le più suggestive.
Oltre a regalarci qualche sintesi folgorante come questa: «Impensabile,
prima di quel 29 ottobre, che un dramma giocoso potesse mettere in gioco
abissali congegni di vita e di morte mantenendo intatto il respiro di
una comicità leggera assieme alla profonda necessità di una superiore
istanza morale, mescolando il dolore alla beffa, il perdono alla
crudeltà, l’istinto alla ragione. Nessuno prima di lui aveva mai osato
tanto. Ma lui è Mozart».