La Stampa 25.5.16
Sanders, schiaffo a Hillary
“La Convention sarà un caos”
Il senatore liberal fonda un movimento sullo stile del Tea Party
I «sanderisti», sostenitori del senatore socialista, puntano a un nuovo Congresso
E Trump rilancia le accuse a Bill Clinton “molestatore” di donne
di Francesco Semprini
Bernie
Sanders si candida a diventare il «demolitore» dell’establishment
democratico promettendo «caos» alla convention di Filadelfia e filo da
torcere a Hillary Clinton e al suo «cerchio magico» anche dopo le
presidenziali dell’8 novembre.
E anche Donald Trump tenta la
spallata a danno della ex First Lady trasformando un potenziale tallone
di Achille in un suo punto di forza: i diritti delle donne. Le battute
finali delle primarie di partito (col voto in California del 7 giugno si
decretano vincitori e vinti anche in casa democratica) si stanno
trasformando in un «tutti contro Hillary». La candidata espressione di
un establishment inviso a destra tanto quanto a sinistra, finisce sotto
il fuoco incrociato dei suoi diretti avversari, in casa e fuori casa.
Sanders quasi sconfitto dalla matematica nell’assegnazione dei delegati
di partito, non solo non concede l’onore delle armi ad Hillary, ma
annuncia che la battaglia è appena iniziata. Una battaglia che ha come
obiettivo lo smantellamento della leadership democratica e una
rivoluzione al Congresso con l’arrivo di candidati svincolati dalla
vecchia guardia democratica moderata e di governo.
Il senatore
socialista si propone come il «demolitore» di sinistra, ma con modalità e
strategie che ricordano quelle del Tea Party, il movimento libertario e
anti-tasse che scardinò l’ordine precostituito nella compagine
repubblicana alle elezioni di Midterm del 2010. Proprio per questo
Sanders vara il «Brand New Congress», un Congresso nuovo di zecca, un
progetto portato avanti dai «sanderisti» come si amano definire i suoi
collaboratori. Il progetto punta a cambiare radicalmente «il profilo di
Capitol Hill», almeno dalla sponda democratica del Potomac. Sulla
falsariga di quello che i Tea Party fecero nel 2010 con i 129 candidati
alla Camera, il 32% dei quali conquistarono uno scranno.
E per
dimostrare che fa sul serio Sanders ha già rivolto un appello ai suoi
elettori affinché alle primarie del 30 agosto per il rinnovo del 23
esimo distretto della Florida scelgano Tim Canova, candidato cresciuto
nei vivai liberal, anziché Debbie Wasserman Schultz, presidente del
«Democratic National Committee» che sostiene con forza la candidature
della Clinton.
Sul fronte opposto Trump attacca Hillary sulle
donne (il cui voto è fondamentale per la ex First Lady). Alle polemiche
sui suoi rapporti con il gentil sesso, al centro di un’inchiesta
pubblicata dal New York Times la settimana scorsa, il tycoon passa al
contrattacco con un video in bianco e nero postato su Instagram dal
titolo «Hillary protegge realmente le donne?». Nel filmato scorrono
immagini di Bill ai tempi della presidenza mentre due donne, Kathleen
Willey e Juanita Broaddrick, lo accusano di molestie. Parole a cui segue
una risata da parte dell’ex First Couple, ma che riportano
inesorabilmente la memoria allo scandalo Monica Lewinsky.
In un
secondo post, Trump rilancia un altro affondo su Hillary «illustrando»
la differenza di compensi percepiti (dal 2010 al 2014) dal personale
maschile dello staff della Fondazione Clinton rispetto alle colleghe
donne. «Al massimo livello un uomo incassa 218 mila dollari - cita il
post – mentre una donna 153 mila». A Hillary il diritto di replica.