La Stampa 24.5.16
Austria, ultradestra battuta di un soffio
I Verdi la superano di soli 31 mila voti
Sconfitto
il candidato populista alle presidenziali. Decisive le schede per
corrispondenza Il nuovo capo dello Stato: “Guadagnerò anche la fiducia
della metà che non mi ha votato”
di Ale. Alv.
Alla
fine hanno deciso 31.026 schede: tanti sono i voti di vantaggio che
hanno consentito ad Alexander Van der Bellen di battere il candidato del
partito della destra populista Fpö, Norbert Hofer, e di diventare il
nono presidente dell’Austria. L’ex leader dei Verdi ha raccolto il 50,3%
dei voti, contro il 49,7% di Hofer, che ha ammesso la sconfitta su
Facebook: «Naturalmente sono triste oggi: avrei volentieri badato da
presidente al nostro meraviglioso Paese», ha scritto il numero due della
Fpö, rivolgendosi ai suoi sostenitori. Non siate avviliti, l’impegno
speso in questa campagna elettorale non è perduto, bensì «è un
investimento nel futuro», ha aggiunto Hofer, che domenica sera aveva
lasciato aperta una sua ricandidatura tra sei anni.
Il leader
della Fpö, Heinz-Christian Strache, è intervenuto a sua volta su
Facebook: Hofer ha vinto «ex aequo con circa il 50% dei voti, ma al
fotofinish non è diventato presidente per alcuni millimetri», ha scritto
Strache, che vede nel voto «l’inizio di una nuova era politica
democratica». La Fpö non si dà però ancora del tutto per vinta: il
partito non esclude l’ipotesi di impugnare i risultati e si esprimerà
oggi al riguardo, dopo aver agitato più volte alla vigilia lo
spauracchio di possibili manipolazioni del voto per corrispondenza. A
decidere l’elezione è stato proprio quest’ultimo: le 740.000 schede
rispedite per posta (un record) hanno ribaltato i risultati provvisori
di domenica, che vedevano Hofer in testa col 51,9%, contro il 48,1% del
suo sfidante. A Van der Bellen è andato alla fine il 61,7% delle schede
per posta, contro il 38,3 di Hofer.
Van der Bellen, che si
presentava come indipendente, nonostante potesse contare sul sostegno
dei Verdi (che hanno finanziato la sua campagna elettorale) e
sull’appoggio al ballottaggio di un’ampia rete di sostenitori
provenienti dal mondo della politica e della cultura austriaca, è
riuscito in una rimonta che sembrava tutt’altro che scontata: al primo
turno si era infatti ritrovato 14 punti sotto Hofer. Determinante è
stato il fatto che Van der Bellen è riuscito ad assicurarsi 515.000 voti
andati al primo turno alla candidata indipendente Irmgard Griss, che
era risultata terza, a pescare più preferenze di Hofer tra quanti ad
aprile avevano scelto i socialdemocratici e i popolari (rimasti per la
prima volta fuori da un ballottaggio per il presidente) e a garantirsi
il voto di 208.000 persone rimaste a casa un mese fa. Una mobilitazione
che si spiega di fatto con la volontà di impedire l’elezione di Hofer,
che in caso di vittoria sarebbe stato il primo presidente in Europa
espresso da un partito populista di destra.
In un primo commento
Van der Bellen ha detto di voler guadagnarsi «anche la fiducia degli
elettori di Hofer» e ha sollecitato una nuova cultura del dialogo. «Ci
sono molte persone che non si sentono ascoltate, la politica non deve
occuparsi di se stessa, ma delle reali preoccupazioni della gente». E,
parlando dei risultati, ha aggiunto: «una metà è altrettanto importante
dell’altra».