lunedì 23 maggio 2016

La Stampa 23.5.16
“Operazione palafitte”
Torna a galla il villaggio patrimonio dell’Unesco
Biella, progetto per un museo sulla preistoria
di Valentina Roberto

Un tesoro nascosto sotto tre metri d’acqua, capace per la sua bellezza e per il suo valore storico di rientrare tra i siti patrimonio mondiale dell’Unesco, ma ancora invisibile agli occhi dei turisti.
Ora Viverone, piccolo borgo a due passi da Biella e Ivrea, vuole far riemergere dal suo lago le palafitte, costituite dalle parti inferiori di oltre 5000 pali che servivano a sorreggere le strutture di un villaggio preistorico. E questo grazie alla creazione di un Museo delle Palafitte finanziato dal progetto europeo Alcotra e progettato dal Comune con la cittadina francese di Bourget, anch’essa custode di un villaggio palafitticolo Unesco.
«Spesso i turisti ci chiedono dove sono le palafitte - spiega il sindaco di Viverone, Renzo Carisio - e noi rispondiamo che il nostro tesoro è sott’acqua: nei millenni il livello del lago è cresciuto». Un vero peccato, visto il loro valore: nel 2011 l’Unesco ha inserito questo sito palafitticolo preistorico dell’arco alpino tra i luoghi da proteggere e tramandare all’umanità. Viverone fa ora parte dei 111 villaggi palafitticoli ritenuti più interessanti tra i circa mille noti, composti dai resti di insediamenti preistorici databili tra il 5000 e il 500 a.C. disseminati tra Svizzera, Austria, Francia, Germania, Slovenia e Italia.
«Grazie alla notevole quantità e importanza dei risultati scientifici ottenuti - aggiunge il primo cittadino - le palafitte di Viverone sono state scelte dall’Unesco in quanto restituiscono un’immagine dettagliata delle prime comunità in Europa, in particolare della vita quotidiana, delle pratiche agricole, dell’allevamento degli animali domestici e delle innovazioni tecnologiche. L’arco temporale di 4000 anni, coperto dalla serie, coincide con una delle fasi più importanti della storia recente dell’umanità: la nascita delle società moderne».
Viverone ha così contribuito, con le sue palafitte nascoste a metri di profondità, a dare un contributo importante per comprendere come vivevano le popolazioni di un tempo lontano. «Tutto questo è stato possibile grazie alla “dendrocronologia”, tecnica di datazione basata sugli anelli di accrescimento degli alberi – continua il sindaco -. Permette di datare con precisione gli elementi architettonici in legno, consentendo di analizzare in dettaglio l’organizzazione spaziale interna dei villaggi preistorici lungo un ampio arco cronologico».
I siti palafitticoli di Viverone sono considerati tra le migliori fonti archeologiche di cui al momento si dispone per conoscere le culture preistoriche; e non a caso qui potrà nascere uno dei poli culturali più importanti d’Europa. Durante le ricerche subacquee, inoltre, è stata ritrovata una grande quantità di reperti: asce, spade e molti ornamenti femminili che testimoniano la vita di una comunità della media età del Bronzo, tra il 1650 e il 1350 a.C.: materiale che, insieme alle palafitte, potrebbe ora trovare una vetrina capace di fare invidia ai maggiori musei europei.