La Stampa 19.5.16
Pensioni, sindacati in piazza
Il governo prova a trattare
Il ministro Poletti: “Ma dobbiamo rispettare i vincoli di bilancio”
di Paolo Baroni
I
pensionati tornano in piazza e di qui alla prossima settimana, quando è
in agenda l’incontro col governo, il clima è inevitabilmente destinato a
surriscaldarsi. I sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil e con
loro le confederazioni e molte categorie questa mattina si ritrovano a
Roma, in piazza del Popolo, «per rivendicare diritto e dignità», «A
testa alta!» come recita lo slogan della manifestazione che richiamerà
nella capitale diverse decine di migliaia di persone.
Dal governo
sono arrivate già le prime risposte, all’insegna di una cauta apertura.
«Vogliamo approfondire le proposte della piattaforma dei sindacati, gli
obiettivi sono condivisibili» ha dichiarato martedì il sottosegretario
alla Presidenza Tommaso Nannicini che affiancherà il ministro del Lavoro
all’incontro del 24 maggio. «Ci sono le condizioni perché il dialogo
sia proficuo - ha aggiunto - poi ognuno avrà la responsabilità del suo
ruolo». Cauto anche Poletti che rinvia le scelte alla prossima legge di
Stabilità, ricordando a tutti che «abbiamo dei vincoli di bilancio, un
equilibrio da gestire ed un tema di equità sociale».
Le richieste al governo
L’elenco
delle richieste dei sindacati è praticamente sterminato, come
sterminati sono i problemi rimasti insoluti nel campo della previdenza.
In particolare Cgil, Cisl e Uil chiedono sia la difesa delle pensioni di
reversibilità che la tutela del potere d’acquisto ed il recupero del
danno prodotto dal blocco della rivalutazione. Quindi la separazione tra
previdenza e assistenza, uguali detrazioni fiscali per dipendenti e
pensionati, l’estensione degli 80 euro alle pensioni più basse, la
modifica delle legge Fornero per facilitare la flessibilità in uscita e
permettere l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, maggiori risorse
per l’invecchiamento della popolazione e una legge quadro per la non
autosufficienza. È chiaro che con un menù del genere il confronto si
presenta in salita. Per questo Spi, Fnp e Uilp premono sul governo e
chiedono la ripresa immediata del confronto «avviato mesi fa e poi
bruscamente interrotto con il ministro Poletti per trovare insieme le
soluzioni alle situazioni di difficoltà di milioni di pensionati che,
oramai da anni, sono il bersaglio di una politica che specula sulla loro
pelle solo per fare cassa».
Il peso di tasse e tagli
Tra
tasse e blocco delle rivalutazioni i pensionati italiani, secondo le
stime dello Spi-Cgil, versano allo Stato 70 miliardi di euro l’anno: 60
miliardi di tasse tra Irpef e addizionali locali e 10 che vengono
recuperati dalle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo
(1.500 euro lordi) per l’effetto trascinamento del blocco della
rivalutazione 2012-2013. Sono invece di 3 miliardi in più le risorse che
i pensionati versano rispetto ai lavoratori, che beneficiano di
maggiori detrazioni fiscali e degli 80 euro. Un pensionato con un
assegno da 1.000 euro al mese paga infatti 1.207 euro in più all’anno
rispetto ad un lavoratore, 1.260 in più chi prende 1.200 euro e 1.092 in
più chi arriva a 1.600. Uno scarto che ora si chiede di riequilibrare.