La Stampa 19.5.16
Clive Ruggles, archeoastronomo
«L’unica certezza. Un monumento connesso al cielo»
«Mi
piace definirlo così: un monumento connesso al cielo». Quando parla di
Stonehenge, Clive Ruggles s’illumina, e inizia persino a gesticolare.
Uno dei più importanti archeoastronomi al mondo, professore emerito
all’Università di Leicester, è tra i tanti che hanno provato a decifrare
i misteri delle pietre più famose al mondo
Il mistero continua…
«I
rilievi fatti con l’Hidden Landscape Project ci hanno portato una
quantità di informazioni che mai avremmo sognato di avere, dieci anni
fa. E ci confermano una cosa su tutte: su Stonehenge non esiste una
risposta semplice. Certamente fu costruita gradualmente tra il 3000 e il
2300 a.C., certamente ha una relazione con il ciclo del sole e forse
anche con quelli della luna. Ma è improbabile che fosse un osservatorio
astronomico di qualche genere».
Come collegare i nuovi monumenti scoperti?
«Bisogna
evitare gli eccessi interpretativi. Il nuovo, immenso paesaggio può
farci vedere collegamenti dove non ve ne sono. Bastano due punti sulla
mappa per portarci fuori strada. Quello sull’allineamento con i solstizi
è il dato più interessante da cercare. Finora è stato trovato solo in
pochi altri complessi oltre Stonehenge, come Woodhenge e le Durrington
Walls. Ancora non ce n’è abbastanza per un’interpretazione definitiva».
Il legame con il sole non è casuale.
«No,
è difficile crederlo. E su questo già negli Anni 60 il fondamentale
lavoro di Gerald Hawkins verificò correlazioni ed allineamenti in
centinaia di monumenti funebri. Per molti anni Stonehenge è stato un
sito dove deporre le ceneri dei defunti. E per questo è forte la tesi
che ci vede un tempio per adorare i morti. Il che non esclude anche la
seconda ipotesi: che fosse un luogo di pellegrinaggio».