La Stampa 19.5.16
Arriva il permesso lungo per le madri di bimbi prematuri
Dopo 10 anni di battaglia accolte le richieste dei neonatologi
di Marco Accossato
È
una battaglia vinta per migliaia di neonati, mamme e papà, anche se
resta ancora un piccolo passo da compiere. Le richieste avanzate in
dieci anni dall’associazione nazionale «Vivere onlus» a sostegno delle
famiglie con neonati prematuri sono state finalmente accolte: il congedo
per le mamme di bimbi venuti al mondo troppo presto si calcolerà
aggiungendo ai 3 mesi dopo il parto tutti i giorni compresi tra la data
della nascita prematura e quella presunta del parto. Le mamme avranno
dunque più tempo per stare con i loro neonati.
«Il 28 aprile 2016 -
commenta l’avvocato Martina Bruscagnin, presidente di Vivere
onlus-Coordinamento Nazionale delle Associazioni per la Neonatologia -
resterà un giorno memorabile per le famiglie di bimbi prematuri.
Finalmente è attuativo in tutta Italia un decreto del 2015, anche se
l’obiettivo rimane quello di far partire il congedo di maternità dal
momento in cui il bimbo viene dimesso dall’ospedale per andare a casa».
Maggiore
benessere e migliore tutela dei prematuri. Curare e prendersi cura. In
particolare, la circolare modifica il congedo di maternità in caso di
parti «fortemente» prematuri, cioè quelli che avvengono prima dei due
mesi antecedenti la data presunta della nascita presunta. «Nel nostro
Paese, ogni giorno nascono oltre 20 bimbi gravemente prematuri che
vengono “attaccati” a una macchina anziché al seno», ricordano in
associazione. Nel mondo significa uno su dieci, solo in Piemonte 3400,
350 dei quali gravemente sottopeso non superano i 1500 grammi. Numero in
aumento, anche in seguito alla crescita della fecondazione medicalmente
assistita che aumenta le probabilità.
«La cura di questi bambini -
spiegano oggi i medici della terapia intensiva neonatale universitaria
dell’ospedale Sant’Anna di Torino, diretta dal professor Enrico Bertino -
si basa su un’assistenza che oltre all’impiego di tecnologie sempre
meno invasive che permettono la sopravvivenza anche a neonati di 23
settimane di gestazione, punta su un’assistenza personalizzata che
coinvolge l’intero nucleo familiare, con l’obiettivo non solo di
migliorare lo stato di salute a breve termine, ma anche garantire una
buona salute e qualità di vita nell’adolescenza e oltre».
Il
decreto del 2015 recepito dall’Inps ha già modificato un precedente
decreto, datato 2001. Qualche passo però è ancora da fare: «Il nostro
obiettivo ultimo - prosegue la presidente di Vivere onlus - è di far
aggiungere al congedo obbligatorio di maternità l’intero periodo di
degenza in una struttura pubblica o privata del neonato, quindi tutto il
tempo da quando un bimbo viene al mondo a quando viene dimesso per
entrare finalmente a casa». Il che consentirebbe di tutelare anche i
casi più gravi, quelli in cui il neonato a casa ha ad esempio ancora
bisogno di ossigeno per problemi respiratori, o di proseguire terapie
accanto alla madre.